"Rembrandt
maestro per un difetto di vista"
Uno
studio sostiene che il pittore fiammingo era strabico "Così
ha reso al meglio le immagini tridimensionali"
ROMA
- Un occhio pigro da milioni di euro, o, se preferite, il bello
dello strabismo senza scomodare Venere. Uno studio della Harvard
medical school svela che gran parte della bellezza degli
autoritratti dipinti da Rembrandt può derivare
dal suo punto di vista, che era, appunto, quello di uno strabico.
La
neurobiologa Margaret Livingstone ha analizzato 36 dipinti
del maestro del ' 600 ed è giunta alla conclusione che
il fatto che uno degli occhi di Rembrandt fosse disallineato
rispetto all' altro, lo portava a fissare lo sguardo verso l'
esterno. Così, quello che di solito è considerato
un difetto visivo avrebbe assicurato a Rembrandt van Rijn un
vantaggio, perché gli ha consentito di rendere meglio
nella versione bidimensionale della tela le scene tridimensionali.
In
pratica lo strabismo non consentiva a Rembrandt di percepire
esattamente la profondità delle immagini, e nel riprodurle
così come le vedeva, ovvero più "schiacciate",
in realtà le rendeva al meglio sulla tela. Il maestro
non aveva bisogno di artifici quali quello suggerito spesso
dagli insegnanti di arte ai loro studenti, di chiudere un
occhio quando compongono un' immagine.
Lo strabismo
di Rembrandt, secondo quanto si legge nello studio di Harvard,
è evidente in 23 su 24 autoritratti a olio del maestro:
il suo occhio destro punta a destra, mentre il sinistro punta
dritto. Poiché i dipinti furono fatti guardandosi allo
specchio, l' occhio sinistro è probabilmente quello
strabico. Margaret Livingstone ha analizzato poi le incisioni
e anche in questo caso ha trovato evidenza scientifica della sua
teoria: in un solo caso, su 36 totali, gli occhi del pittore sono
allineati. "Ci chiediamo - ha commentato la ricercatrice
- se a dipingerlo sia stato uno studente di Rembrandt e non
l' artista stesso, che copiava la sua immagine riflessa".