Anche
in Svizzera imposta al 15% dei redditi da capitale, dal 2011
salirà al 35%. Così i "paradisi" difendono
i conti anonimi
Il segreto bancario? Da oggi
si paga
In vigore
la direttiva europea sulla tassazione del risparmio. Centri
off shore, ritenute in aumento
01.07.2005
- Il segreto? E' un servizio.
Chi vuole usufruirne in banca, qualunque ne sia la ragione,
da oggi pagherà: il 15% dei redditi da capitale fino
a tutto il 2007, il 20% fra il 2008 e il 2010 e il 35% a partire
dal 2001. Lo stesso trattamento è prescritto nei più
celebri centri "off shore": dalla Svizzera al Lussemburgo,
dal Belgio all' Austria, dalle isole della Manica al Liechtenstein,
ai territori e domini d' oltremare britannici (Isole Vergini,
Cayman, Anguilla, Montserrat, Turcs e Caicos) e olandesi (Antille,
Aruba). Senza eccezioni neanche per San Marino, Montecarlo
e Andorra.
REALPOLITIK - Era forse diverso
all'inizio lo spirito della direttiva per la tassazione del
risparmio alla quale a Bruxelles si lavora dal 1989, quando
il club era a 12 soci e si chiamava Comunità economica
europea. Fatto sta che nell'attuale Ue a 25, anziché
una certa idea condivisibile o meno di armonizzazione, i veti
fra governi hanno prodotto un messaggio più tradizionale
di Realpolitik: chi nell'Ue desideri un conto personale anonimo
all'estero, alla lunga dovrà pagare imposte più
alte di quelle in media richieste sui redditi da capitale
nel suo Paese di residenza. I proventi però andranno
per il 75% a quest'ultimo, partecipe così dei dividendi
del "servizio", e per il 25% allo Stato che lo eroga
grazie alle sue leggi di tutela contro la trasparenza.
DIRETTIVA MONTI - Certo quando la direttiva fu proposta
nel '98 da Mario Monti, allora commissario al Mercato interno
dell'Ue, gli obiettivi erano altri: scoraggiare la concorrenza
fra Stati al ribasso sulle aliquote sui capitali (per scoraggiarne
la fuga) compensate da più alte aliquote sul lavoro
(per sua natura meno mobile). E introdurre a questo scopo
uno scambio d'informazioni fra amministrazioni fiscali sugli
interessi maturati dai contribuenti su conti esteri. Fin qui
le intenzioni. Nella realtà però l'Ue ha dovuto
negoziare a lungo con i centri "off shore" al suo
interno e fuori, vere calamite per risparmiatori non residenti
grazie a conti anonimi tassati poco (Lussemburgo) o nulla
(Svizzera). E' stato un percorso a ostacoli per due ragioni:
l'obbligo sulle questioni fiscali nell'Ue a decidere all'unanimità
dei governi, Lussemburgo incluso; e l'impegno per coinvolgere
i centri verso i quali sarebbe fuggito il risparmio se l'accordo
avesse coperto la sola Unione. Alla fine al compromesso fra
ministri delle Finanze dell'Ue, le loro ex colonie e Svizzera,
San Marino, Monaco, Lichtenstein e Andorra, si è giunti
nel 2003. Per una direttiva programmata per entrare in vigore
appunto oggi. Beninteso, come scrive in una lettera di 10
giorni fa l'ambasciatore svizzero all'Ue Bernhard Marfurt,
"a condizione che le altre 39 parti coinvolte la applichino
".
COMPROMESSO
- Il meccanismo è inevitabilmente "à la
carte". In tutta l'Ue meno che in Lussemburgo, Belgio
e Austria, i Paesi tasseranno come prima il risparmio depositato
dai risparmiatori residenti in un altro Stato. La novità
è l'obbligo di trasparenza, per loro. Scatta insomma
un meccanismo - sulla carta automatico - d'informazione dalla
estera banca allo Stato di residenza del risparmiatore. Esempio:
i redditi maturati da oggi su un conto di Londra di un cittadino
italiano saranno comunicati nel giro di qualche mese dalla
banca inglese al fisco di Roma(se l'automatismo funziona).
Ovvio il rischio per l'investitore di subire accertamenti
incrociati o la doppia imposizione, benché la direttiva
la escluda.
LE BARRICATE - Austria, Belgio e Lussemburgo invece
hanno alzato le barricare a difesa dei conti anonimi dei non
residenti. In contropartita preleveranno ritenute alla fonte
in aumento dal 15% al 35%, ma dei proventi tratterranno appunto
solo un quarto. Per i domini e i territori d'Oltremare (in
primis le isole di Guernsey, Jersey e Man) sono previste regole
"identiche". In Svizzera e negli altri centri ai
confini dell'Ue, ci saranno invece misure "equivalenti".
Il primo effetto c'è già: le banche elvetiche,
meta di un terzo del risparmio "off shore" del mondo,
ha già investito 200 milioni per applicare le ritenute.
Per ora non teme una fuga di capitali, benché l'Associazione
svizzera dei banchieri chieda già di estendere i vincoli
ai "paradisi" più lontani di Singapore e
Hong Kong. Perché in Europa, fuori dall'ingranaggio,
per ora resta poco: i dividendi, i prodotti assicurativi,
i guadagni in capitale sociale e i derivati. Federico
Fubini