MINISTRO
CASTELLI: DENUNCIARE LE DONNE CON IL BURKA
COMO
- Le leggi dello stato vanno fatte rispettare ''con le
buone o con le cattive'', e quindi le donne islamiche
che fanno in giro in Italia con il burka devono essere denunciate
perche' ''andare in giro mascherati e' reato, non si puo''':
a sostenerlo e' il ministro della Giustizia Roberto Castelli
che oggi e' intervenuto alla proiezione del film 'Submission',
del regista Theo Van Gogh, ucciso a causa di questa pellicola
da un estremista islamico.
'Raramente
accade che qualcuno giri con il burka - spiega il ministro
- non si puo'. Andare in giro mascherati e' reato''. E le
leggi devono essere fatte rispettare. ''Capisco che e' facile
dirlo e molto difficile farlo - sottolinea Castelli - perche'
se non c'e' una cultura di base per cui tutti gli appartenenti
alla societa' ne accettano i principi e' difficile. Pero'
dobbiamo arrivare li'''.
''Non
possiamo - prosegue il ministro - perche' uno e' piu'
sfortunato, e molti immigrati sono sfortunati, permettere
loro di non rispettare la legge, di vendere impunemente prodotti
falsi''. E lo stesso vale anche per le donne che portano
il burka.
Ai
giornalisti che gli chiedono se intende proprio parlare di
una denuncia, Castelli conferma: ''si' una multa, una denuncia.
Non si puo' violare la legge. Mi sembra incredibile che si
ponga in discussione il fatto che qualcuno puo' violare le
legge. Le leggi non le puo' violare nessuno''.
BURQA,
A SETTEMBRE VIGILE MULTO' ITALIANA CHE LO AVEVA
Il ministro della Giustizia Roberto Castelli non e' il primo
a prendersela con il burka: nel settembre scorso un vigile
urbano di Drezzo, in provincia di Como, multo' per due volte
in due giorni Sabrina Varroni, una donna italiana di
34 anni di religione islamica che girava per il paese con
il volto coperto. La prima volta la donna fu fermata alla
fermata dell' autobus, la seconda in municipio.
Varroni,
nata e residente a Drezzo, e' sposata con un marocchino e
si e' convertita all' Islam. Il vigile le ha contestato la
violazione dell' articolo 85 del Regio decreto 773 del 1931,
''perche' compariva in luogo pubblico con un velo che le
mascherava il viso, rendendo impossibile il riconoscimento,
e inoltre non ottemperava all' invito di toglierlo''.
In entrambi i casi, la sanzione amministrativa elevata e'
stata di 41,32 euro.
La
donna aveva gia' avuto problemi per il suo abbigliamento due
mesi prima, quando ebbe una vivace discussione in municipio
con il sindaco leghista Cristian Tolettini. Il primo
cittadino, subito dopo, aveva emesso un' ordinanza, basata
su norme giuridiche gia' in vigore, che vietava l' accesso
ai luoghi aperti al pubblico delle persone che avevano il
volto coperto in maniera tale da impedire l' identificazione.
Dopo
diverse polemiche il prefetto di Como, Guido Palazzo Adriano
ha annullato l' ordinanza del sindaco rilevando ''eccesso
di potere e duplicazione di norme esistenti''.
BURKA,
NELLA LEGGE DI PS DIVIETO A MASCHERARE IL VOLTO
E' il testo unico della legge di pubblica sicurezza la norma
vigente a cui fa riferimento il ministro Castelli quando sostiene
l' opportunita' di denunciare le donne che indossano il Burka.
L' art.85 di quel provvedimento, infatti, vieta di comparire
mascherati in luogo pubblico e prevede per i contravventori
una sanzione amministrativa. Lo stesso articolo consente l'
uso della maschera nei teatri e nei luoghi aperti al pubblico
nei periodo di carnevale e altre analoghe ricorrenze.
La
legge del '72, sull' ordine pubblico, vieta inoltre espressamente
l' uso di caschi protettivi o qualunque altro mezzo che rende
difficoltoso il riconoscimento della persona in luogo pubblico
senza giustificato motivo. Inoltre, c' e' anche una sentenza
della Cassazione (del 13 dicembre 1985) che, secondo quanto
ha ricordato durante un question time il ministro per i Rapporti
con il Parlamento, Carlo Giovanardi, ''ha chiarito
che il divieto si applica anche all' individuo che compaia
in luogo pubblico, o aperto al pubblico, in modo da dissimulare
o nascondere la propria persona o le sue caratteristiche esteriori''.
In
quell' occasione Giovanardi ricordo' altresi' come pure una
circolare del ministero dell' Interno del 21 luglio 2000 sui
permessi di soggiorno ha ribadito ai questori che per il
rilascio delle carte di identita' sono permesse le fotografie
col capo coperto ma con i tratti viso ben visibili.