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ITALIA CRONACA


S.BERNARDO, SALVO L' ALLEVAMENTO DEI PIU' FAMOSI CANI D' EUROPA

AOSTA - E' salvo l' allevamento dei piu' famosi cani d' Europa, i San Bernardo. I canonici del Gran San Bernardo, che avevano rinunciato per mancanza di uomini e mezzi a continuare una tradizione che risale al 1600, hanno potuto mantenere aperto l'allevamento sul passo al confine tra Svizzera e Italia grazie alla nascita della Fondation Barry du St-Bernard.

La cura, custodia e l' addestramento dei simpatici cani, adibiti in passato ad aiuto per le guide del passo e spesso protagonisti di salvataggi ai limiti del possibile, sono affidate a una cooperativa svizzera. Ed e' stata costruita una nuova, imponente struttura per accoglierli.

E cosi' il numero degli animali che era stato ridotto all'osso, sta risalendo progressivamente. Nel giardino esterno e nelle cucce interne ci sono oggi 12 esemplari adulti e 12 cuccioli, e dopo tre mesi questi ultimi diventano adottabili. Le confortevoli cucce - ognuna delle quali ha la targhetta con inciso il nome dell'ospite a quattro zampe - sono arredate con tappetini di pelo con disegni a forma di zampa, come a forma di zampa sono i cuscini per i giacigli.

I San Bernardo - che alla nascita pesano 500-700 grammi e a due anni, cioe' da adulti, arrivano dai 70 ai 100 chili - vengono portati a passeggio ogni giorno e addestrati per le funzioni di salvataggio.

L' ospizio dei canonici sul Passo, costruito nel 1045 da Bernardo di Mentone e per secoli simbolo di ospitalita' per chi lo attraversava a piedi o a dorso di cavallo o di mulo, ha potuto cosi' mantenere il suo legame con questi cani, i primi dei quali furono donati ai canonici da nobili famiglie svizzere nel 1660. Inizialmente venivano usati per l' aiuto in cucina e nel 1700 il priore Ballau progetto' un congegno meccanico simile a una ruota per criceti che, azionato da un cane, permetteva di muovere un grande spiedo e sveltire le operazioni di cucina per sfamare viandanti e pellegrini.

Soltanto piu' tardi i canonici si accorsero delle doti di istinto e resistenza che fanno di questi animali i campioni del soccorso alpino. Barry I, a cui e' stato dedicato un monumento nel cimitero degli animali di Asnieres, vicino a Parigi, in dodici anni di attivita', fino alla pensione nel 1812, salvo' piu' di 40 persone disperse nelle bufere o tra i ghiacci di questo Passo di incomparabile bellezza. Barry II agli inizi del XX secolo veniva usato per sollevare i viandanti attaccandogli una catena al possente collo, Barry III eguaglio' il capostipite e oggi la sua figura impagliata nel museo del Passo racconta ai visitatori la storia di tanti eroismi canini e dell'alleanza uomo-animale per fronteggiare una natura spesso ostile.

La vita dei discendenti dei Barry e' certo piu' confortevole e meno rischiosa, ma sono sempre abili nel soccorso di montagna, anche se nessuno porta al collo la botticella di liquore che li ha resi famosi ed e' diventata il loro simbolo.

Quanti visitano i San Bernardo nella loro casa a 2473 metri di altitudine possono ripercorrere anche la storia del Passo, attraversato nei millenni da una miriade di personaggi, tra cui Brenno e Annibale, ma anche da Napoleone e da due futuri papi - Pacelli nel '30 e Montini nel '59 - e nel '95 da Giovanni Paolo II. E grazie al museo possono documentarsi sulla vita dei San Bernardo ma anche su quella di viandanti e canonici nei secoli, nonche' ammirare un vasto campionario di reperti archeologici e di scienze naturali, tra cui una raccolta di 'ex voto' di viandanti di epoca romana. Tra i ''reperti'' contemporanei anche il casco di gara donato ai canonici da Isolde Kostner.

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