MA
E' TUTTA COLPA DELL' EURO?
Il
no di francesi e olandesi alla Costituzione europea ha dato
fiato a tutti quelli che in Italia vedono la moneta unica
come fumo negli occhi. Ecco allora una serie di critiche pronta
a sommergere l’euro, a cui si è attribuito il
male economico italiano: senza mezze misure, il ministro del
welfare Roberto Maroni ha lanciato l’idea di indire un
referendum consultivo per chiedere agli italiani di tornare
alla vecchia lira.
Proposte
che hanno fatto scendere in campo anche il presidente della
Banca centrale europea, Jean Claude Trichet, il quale ha tenuto
a precisare che sarebbe “privo di senso” uno smantellamento
dell’euro. Certo, la politica dell’istituto di Francoforte
non è sempre condivisibile, ma ritornare indietro sarebbe
davvero un’assurdità.
Anche
se in Italia il ministro Maroni non è il solo a provare
nostalgia della lira: secondo un recente sondaggio pubblicato
sul quotidiano Libero il 70% degli italiani vorrebbe tornare
alla vecchia moneta. Il perché è facilmente
intuibile: con l’ entrata in vigore della moneta unica
i prezzi di alcune categorie di prodotti hanno subito dei
rincari e sempre più famiglie soffrono la sindrome
della cosiddetta “quarta settimana”; in altre parole
il costo della vita è aumentato troppo e si stenta
a arrivare a fine mese.
Ma
la sindrome della “quarta settimana” è davvero
causata solo dall’euro? L’introduzione della valuta
unica a partire dal 1 gennaio del 2002 ha determinato innanzitutto
un costo del denaro più basso, questo ha reso più
facile l’acquisto di una casa e l’accensione del
mutuo: ben 2 milioni e 600mila famiglie italiane non si sono
lasciate scappare l’affare arrivando anche a risparmiare
400 euro al mese di rata.
E
i vantaggi della moneta unica non finiscono certo qua: anche
benzina e carburanti costano meno di quanto accadrebbe con
la vecchia "liretta": la “bolletta energetica”
sarebbe costata 8 miliardi in più. Anche alla pompa
un litro di verde sarebbe costata poco più di 3mila
lire, rispetto alle circa 2mila lire, il corrispettivo di
poco più di 1 euro attuali.
E
le zucchine? Il lamento delle massaie è noto: certe
verdure costano quasi come diamanti, di sicuro molto più
rispetto a tre anni e mezzo fa quando si pagavano in lire.
Un incremento dei prezzi indiscutibile, l'Eurostat ha evidenziato
infatti che dal 1996 al 2004 i prezzi sono saliti del 33%.
Tutta
colpa dell'euro? In parte, ma non solo, visto che a questo
si uniscono le carenze distributive e la mancanza di adeguati
controlli. Inoltre, cosa sarebbe successo con la lira e con
un debito pubblico saldamente sopra il 100% del Pil? La moneta
del vecchio conio sarebbe stata deprezzata, la Banca d’Italia
avrebbe poi cercato di frenare l’emorragia dei capitali
con consistenti aumenti dei tassi o controlli diretti sul
credito e sulle valute; misure che non fanno la felicità
dei risparmiatori.
I
nostalgici della vecchia moneta ricordano che un tempo si
poteva contare sulla sua svalutazione per far migliorare le
esportazioni, ma dimenticano che troppe volte in passato si
è fatto perdere valore alla lira e questo a lungo andare
non ha certo giovato all’economia italiana che ha dovuto
far fronte agli alti livelli di inflazione.
Insomma,
c’è poco da fare, indietro non si torna. Certo,
non c’è più la leva del cambio, ma in compenso
ora è più stabile l’economia e la finanza.
Si tratta di vantaggi che non si possono trascurare soltanto
perché francesi e olandesi hanno detto no alla Costituzione
europea.