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ITALIA CRONACA


UNA BATTAGLIA LEGALE PER AVERE LE TERRE REQUISITE DA GARIBALDI

PALERMO - Hanno costituito una coop dal nome battagliero, Rosolino Pilo, e chiedono la concessione di 47 ettari di uliveto alle porte di Palermo, che nel 1860 furono requisiti da Giuseppe Garibaldi. L' eroe dei due mondi avrebbe voluto affidare quelle terre proprio al suo luogotenente, se un misterioso colpo di fucile non avesse ucciso Pilo alla vigilia della presa di Palermo. E anche oggi su quelle terre si combatte una guerra a colpi di carta bollata.

Dopo quasi un secolo e mezzo, infatti, un gruppo di giovani di San Martino delle Scale, nel palermitano, vorrebbe lavorare in quei feudi, attualmente di proprieta' del Fec (Fondo edifici di culto), che fa capo al ministero degli Interni.

Il presidente della coop, Guglielmo Faraone, ha accumulato un corposo faldone di documenti, lettere, certificati catastali che risalgono alla notte dei tempi, quando Garibaldi confisco' i beni al clero, ''requisendo'' un' area di almeno 600 ettari, 185 dei quali, dopo una serie di vicissitudini, dall' 88 sono stati dati in concessione alla forestale, attraverso la prefettura. Parte di questo lotto e' coltivato a uliveto e adibito a pascolo. Per circa 15 anni le olive venivano raccolte da privati, ''secondo criteri molto discutibili - dice Faraone -: gli operai, per esempio, erano sottopagati e le approssimative tecniche di raccolta stavano devastando le piante''.

La cooperativa, che raccoglie giovani e meno giovani di San Martino delle Scale, oltre che dell' uliveto vorrebbe occuparsi di allevare capre girgentane, specie a rischio di estinzione, che avrebbe in affidamento dall' Istituto zootecnico.

Ma il progetto si scontra con un passato a dir poco ingarbugliato, tanto che negli uffici competenti sanno poco o nulla della situazione in cui si trovano questi terreni. Recentemente la prefettura di Palermo ha chiesto all' Ute, l' ex Catasto, notizie sul valore del lotto gestito dalla forestale e sulle migliorie realizzate ''e si e' sentita rispondere - afferma Faraone - che dall' 88 al ' 92 sono stati spesi 3 miliardi 100 milioni di lire; dopo quella data, scrivono ben cinque tecnici, non si sa nulla. Tredici anni di buio, che si sommano alle altre oscurita' custodite nella terra di nessuno''.

''Per non parlare - continua il presidente della coop - delle vicende che riguardano l' altro feudo di 400 ettari a Sagana e Bonagrazia, che ricade nel comune di Giardinello, terre che evocano il bandito Salvatore Giuliano e i misteri del dopoguerra. Li', tra le rovine della chiesa e del caseggiato dove Giuliano incontrava i suoi uomini, ci sono vacche al pascolo e i proprietari delle mandrie pagano pochi euro l' anno per l' affitto di queste terre sconfinate''.

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