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ITALIA CRONACA


FUOCO USA SU GIULIANA, MUORE UNO 007
BERLUSCONI PROTESTA, BUSH SI SCUSA

Sgrena ferita a una spalla, gravissimo un altro agente

La gioia per la liberazione della reporter offuscata da una tragedia assurda: l' auto con Giuliana e i tre agenti del Sismi che l' hanno prelevata a Baghdad viene colpita ad un check-point da una pattuglia americana. Nicola Calipari fa da scudo alla Sgrena e muore, un carabiniere è molto grave. La giornalista operata. Un aereo-ambulanza la riporta sabato in Italia
IL PREMIER: "QUALCUNO DEVE PRENDERSI LA RESPONSABILITA'"
Gli americani si difendono: "L' auto andava ad alta velocità"


Chi era Nicola Calipari
Lo 007 ucciso dal fuoco Usa
Nicola Calipari aveva 50 anni. Era sposato e padre di due figli, una ragazza di 19 anni e un ragazzo di 13. In polizia da oltre vent' anni, era stato capo della squadra mobile di Cosenza negli anni '80. Poi era passato alla questura di Roma dove aveva diretto la sezione narcotici ed era stato vice capo della squadra mobile. Nel 1997 è stato nominato dirigente del centro interprovinciale Criminalpol Lazio, Umbria, Abruzzo. Quindi era stato al servizio centrale operativo (Sco). Prima di passare al Sismi aveva diretto l' ufficio immigrazione della questura di Roma.

NICOLA CALIPARI E' TORNATO A CASA
Arrivata a Ciampino la salma dell'eroe del caso Sgrena



Poco prima della mezzanotte un aereo militare ha riportato in Italia il corpo senza vita dell' uomo che, di fatto, ha salvato due volte la vita di Giuliana Sgrena. Ad accoglierlo tutte le autorità dello Stato: lunghissimo l' abbraccio alla bara del Capo dello Stato. In nottata l' autopsia, poi, dalle 11 di domenica, camera ardente aperta al pubblico al Vittoriano. Lunedì i funerali di Stato.

Sgrena: "Non era un check point"
"Ci hanno sparato senza motivo"

Giuliana Sgrena, dalla camera dell'ospedale Celio dove è ricoverata, e l'agente del Sismi ferito hanno risposto alle domande dei procuratori che la stanno interrogando. "Non era un check point, ma una pattuglia che ha sparato appena dopo averci illuminato con un faro. Non si è capita la provenienza dei proiettili, precedentemente non avevamo incontrato posti di blocco".
Non un check point, dunque, ma probabilmente un mezzo blindato che prima ha fatto luce sull'auto e poi ha aperto il fuoco. Anche perché, al contrario di quanto affermato dal comando Usa, la Sgrena nega che la macchina andasse troppo forte: "L'azione di fuoco non era giustificata dall'andamento della nostra auto". La stessa versione è stata fornita dallo 007 ferito che è tornato in Italia con la reporter. La giornalista del Manifesto ha risposto chiaramente alle domande poste dagli inquirenti Ionta e Saviotti che indagano sul suo ferimento e sull'uccisione di Nicola Calipari. Quanto all'azione di coordinamento che ha portato alla sua liberazione, Giuliana Sgrena risponde che "solo Nicola Calipari potrebbe rispondere esattamente a questa domanda".
La giornalista, però, rivela nuovi particolari della sua prigionia: "Sono stata tenuta sempre nella stessa casa. tra i sequestratori c'era anche una donna. Alcuni erano sempre a viso coperto, altri invece no. Comunque mi hanno trattata bene, non mi è mai mancata l'assistenza. Le frasi che ho detto nei video, comunque, sono state imposte dai sequestratori".
Giuliana Sgrena ha anche parlato telefonicamente con i suoi genitori, scambiando qualche breve battuta. Intanto la procura ha disposto l'autopsia sul corpo di Nicola Calipari per domani. Gli inquirenti stanno anche cercando di recuperare l'automobile sulla quale viaggiava l'agente del Sismi. Per questo motivo hanno incaricato gli investigatori italiani che si trovano a Baghdad di avviare tutte le procedure per entrare nella disponibilità del mezzo per sottoporlo ad accertamenti balistici necessari in modo da ricostruire le modalità della sparatoria.

Stampa Usa: "E' stata una fatalità"
Il "fuoco amico" accende la polemica


Toni cauti e imbarazzati sulla stampa americana all'indomani del tragico conflitto a fuoco al check point all'aeroporto di Baghdad dove è rimasto vittima l'agente Nicola Calipari mentre faceva scudo a Giuliana Sgrena appena rilasciata dai sequestratori. Sui maggiori network dibattiti a non finire con "esperti" che hanno discusso sull'evenienza del cosidetto "fuoco amico" e il Pentagono solo più tardi si è deciso a parlare di "errore".
Ecco alcuni titoli presi dai siti dei maggiori quotidiani e organi di informazione: New York Times, "Le forze Usa sparano contro l'auto che trasporta l'italiana liberata"; dal Washington Post, "Il primo ministro italiano Berlusconi chiede una spiegazione agli Usa dopo che un agente del servizio è stato ucciso"; Dalla Cnn, "Forze di coalizione hanno sparato per sbaglio sull'auto che trasportava la donna"; dal Los Angeles Times, "Giuliana Sgrena è ferita e un agente segreto è ucciso a un blocco stradale".
La sparatoria sulla strada per l'aeroporto di Baghdad, l'uccisione di Nicola Calipari, il ferimento della giornalista appena liberata e di un altro agente dei servizi segreti italiani era stata confermata in prima serata con un comunicato del comando militare americano con poche parole: "Alle 20,15 di questa sera forze della coalizione assegnate alla forza multinazionale in Iraq hanno aperto il fuoco contro un veicolo che si stava avvicinando ad alta velocità a un posto di bloccio della coalizione a Baghdad, L'ostaggio italiano appena liberato, Giuliana Sgrena, e uno dei passeggeri del veicolo è stato apparentemente ferito. Una seconda persona a bordo dell'automobile sembra essere stata uccisa. Sgrena viene curata dal personale medico delle forze della coalizione. L'incidente è oggetto di un'inchiesta, e ulteriori dettagli saranno diffusi una volta disponibili".
Altrettanto laconico arivava in serta il "rammarico" del presidente George W. Bush: "Siamo dispiaciuti per la perdita di una vita umana". A Giuliana Sgrena la Casa Bianca augura "una pronta guarigione". Poi, più tardi, la telefonata al premier italiano.Da queste prime reazioni, risulta già chiaro quale sarà la linea difensiva scelta almeno dai comandi militari che sottolineano "l'alta velocità del veicolo" e "la mancata risposta ai segnali di arresto dei militari americani da parte degli uomini a bordo dell'auto".
Dal Pentagono cominciano, a questo punto, a filtrare le prime reazioni. Si parla di "errore" compiuto dai soldati americani che hanno, peraltro, tentato di avvisare il veicolo: "hanno fatto segnali con le mani e con le braccia, hanno fatto segnali luminosi e sparato colpi di avertimento in direzione della macchina. Dato che l'autista non si fermava hanno sparato contro il motore del veicolo per fare rallentare l'auto".
Dichiarazioni riprese con evidenza dalle principali reti allnews che, con dovizia di particolari, hanno ricordato come il check point vicino all'aeroporto fosse stato attaccato diverse volte nelle ultime settimane, "anche con autobombe"; come le forze americane e quelle irachene fossero sotto il tiro degli "insurgents" e come ci fossero stati in quella zona anche diversi attacchi suicidi.
Al Dipartimento di Stato, dove il portavoce di turno si era limitato a un generico "ramamrico", nessuno ha voluto entrare con dichiarazioni ufficiali nel merito di una vicenda che scotta. I vari "esperti" che si sono avvicendati nei canali televisivi sono tutti d'accordo su una cosa: è molto strano che le forze Usa non fossero state messe al corrente che su quella macchina viaggiasse un ostaggio da poco liberato e tre agenti segreti italiani.

MORTE DI CALIPARI - DALLA RICOSTRUZIONE DELLA FARNESINA
Sgrena: perché non convince

Otto fori sull'auto, non «centinaia di colpi sparati dagli americani» dei quali ha raccontato la giornalista del Manifesto. La tesi secondo cui gli americani volevano farla fuori «perché aveva visto cose che non doveva vedere», oppure l'agente Sismi «per dare una lezione all'Italia che paga il riscatto», appare campata in aria. Ecco invece i punti acclarati e gli errori commessi .
La tesi dell'agguato per uccidere Nicola Calipari o Giuliana Sgrena è "assolutamente infondata". Non è la Casa Bianca a dirlo, è il ministro degli Esteri Gianfranco Fini (che se ne assume ovviamente la responsabilità), sulla base della ricostruzione di parte italiana.
Altrettanto vero è che la versione dell'Italia e quella degli Usa divergono ancora almeno su due punti: "Non è vero che la Toyota sulla quale viaggiavano Calipari, Sgrena e un secondo funzionario del Sismi procedesse a velocità elevata"; e "non è vero che i militari americani avessero lanciato, prima di sparare, segnali di avvertimento".

BERLUSCONI ANCORA INSODDISFATTO

Fini ha parlato stamani alla Camera, Silvio Berlusconi lo farà domani al Senato.
Nel frattempo il capo del governo ha nuovamente ricevuto a Palazzo Chigi l'ambasciatore americano, Mel Sembler, e si è detto ancora insoddisfatto della versione fin qui fornita dalle autorità Usa.
È possibile, ma non certo, che per domani arrivi da Washington una ricostruzione dei fatti "condivisa" con l'Italia, per usare le parole di George Bush.
Questo è ciò che comunque il governo chiede, se non nelle prossime ore almeno nei prossimi giorni.

SPECULAZIONI

Già dall'intervento di Fini è però possibile trarre alcune conclusioni, sia sui fatti sia di tipo politico.
L'Italia non mette in dubbio né l'alleanza con gli Usa, né la presenza in Iraq né tantomeno l'amicizia con gli americani; anzi chiede all'opposizione che non vengano imbastite speculazioni sulla morte di Calipari. Ammette che quello vicino all'aeroporto di Baghdad è stato "un incidente" causato a sua volta da circostanze ancora da chiarire, ma non attribuibili agli italiani. Vuole però che la Casa Bianca ricostruisca che cosa è accaduto e identifichi e punisca i responsabili.

NO A UN ALTRO CERMIS

Insomma, il governo non desidera un altro Cermis, quando (governo di Massimo D'Alema) i top gun che tranciarono i cavi di una funivia in Friuli provocando la morte di turisti italiani e tedeschi la fecero franca.
Questo sul fronte dei rapporti tra Roma e Washington.
Sul fronte interno la ricostruzione che affiora, non solo da parte del governo e della magistratura italiani ma anche dei giornale i dei network americani certamente non sospetti di simpatie per la Casa Bianca, come il Washington Post o la Cbs, sta via via rivelando una realtà molto diversa da quella che una certa sinistra aveva avallato nelle prime ore.
Compresi la stessa Sgrena, il suo compagno Pier Scolari e alcune forze politiche.

WSJ, LA SIGNORA PROTESTA VERAMENTE TROPPO

"La signora protesta veramente troppo". Così si conclude un articolo sulla vicenda di Giuliana Sgrena comparso oggi nella pagina degli editoriali del Wall Street Journal Europe dal titolo "L'Italia non è la Spagna".
Mentre Sgrena sta chiaramente "divertendosi" dal circo mediatico generato dal caso e "lanciandosi nella nuova carriera di simbolo dell'antiamericanismo dal suo letto d'ospedale, forse gli italiani rifletteranno - si legge nell'articolo - che il suo lavoro di reporter dall'Iraq e quindi la sua liberazione sono stati possibili grazie alla presenza delle truppe Usa. E se fosse stata una giornalista americana quasi certamente avrebbe avuto la gola tagliata".

"La prova che la giornalista ha sopportato - scrive Daniel B. Johnson - ne ha fatto un'eroina della sinistra non solo in Italia ma in tutta Europa, specialmente in Germania e in Francia. Lei insiste a dire che le truppe americane avevano ricevuto l'ordine di ucciderla e che le hanno sparato centinaia di pallottole. Anche se i fatti conosciuti non confermano la teoria della cospirazione, che comunque non è assolutamente plausibile; si tratta di una ragione di fede per la sinistra europea che l'amministrazione Bush sia capace di qualsiasi cosa.
Molti italiani avrebbero preferito credere a un'eroina come la Sgrena piuttosto che al loro governo" oltre che "alle assicurazioni della Casa Bianca che si è trattato di un orribile incidente".
L'analisi del giornalista prosegue poi sottolineando che "c'è una ragione fondamentale percui Berlusconi non abbandonerà Washington nel modo vergognoso in cui gli spagnoli hanno capitolato di fronte alle bombe di Madrid.

L'esperienza del dopoguerra in Italia è molto diversa da quella della Spagna".

L’ omaggio dell’ Italia a Nicola Calipari
Letta: "Ha fatto capire agli italiani cos’è il sentimento nazionale". Tremaglia: " Questa volta l’Italia deve prendere lezione da un eroe, mi auguro che i politici capiscano"

ROMA.7.3.05 . Nella Basilica di Santa Maria degli Angeli si sono svolti i funerali di Nicola Calipari, il funzionario del Sismi caduto per salvare la vita di Giuliana Sgrena. Hanno partecipato alle solenni esequie le massime autorità, a cominciare dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, ed esponenti dei partiti di maggioranza e di opposizione. Il rito funebre è stato concelebrato da mons. Angelo Bagnasco e da don Maurizio Calipari, fratello del poliziotto ucciso dal fuoco di una pattuglia americana mentre accompagnava la giornalista del Manifesto rapita in Iraq all’ aeroporto di Baghdad.

"Hai ridato fiducia all'Italia tutta, hai ridato la patria agli italiani - ha detto il Sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta -. "Hai fatto capire agli italiani cos'è il sentimento nazionale"

"Per tutti – ha aggiunto Letta - è il momento di rendere onore all'eroico sacrificio di Nicola Calipari e di rendere omaggio alla sua memoria, senza divisioni, tutti insieme, senza polemiche. Lasciamole fuori le polemiche e stringiamoci intorno alla famiglia di Nicola".

"Dopo aver scoperto con il grande sacrificio di Nassiryia il patriottismo nel nome dell’Italia e dei suoi soldati, il popolo italiano, lo possiamo dire con profonda commozione, con la morte di Nicola Calidari, ha esaltato i valori dell’ eroismo - ha commentato a sua volta il ministro per gli Italiani nel mondo Mirko Tremaglia -. A lui è stata concessa la medaglia d’oro alla memoria".

"Gli italiani oggi - ha proseguito Tremaglia - hanno ritrovato l’uomo eroe e attorno a lui si è raccolto tutto il popolo. Si sono incontrati persino gli uomini che fanno politica dei più diversi partiti. La gente che piangeva e che, intensamente, applaudiva al suo passaggio, ha voluto dire agli uomini del Parlamento che essi si debbono riconsacrare su quei valori e per quei grandi ideali per i quali è morto un servitore dello Stato".

"Da può cambiare persino la politica perché l’ eroismo è un dato insopprimibile dello spirito, che può diventare guida per tutti noi, maggioranza e opposizione nell’ interesse della Patria. L’ insegnamento che parte dall’ eroismo potrebbe questa volta dare, finalmente, una grande lezione a tutta la classe dirigente italiana: una nuova politica di italianità. Questo è l’ insegnamento nel quale spero; stavo per dire credo", ha concluso Tremaglia.

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