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OMICIDIO
PECORELLI
La
Cassazione assolve Giulio Andreotti
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Dopo
undici anni di processo, la Cassazione ha assolto
l' ex presidente del Consiglio con formula piena
per non aver commesso il fatto. Assoluzione anche
per Gaetano Badalamenti
L' ACCUSA.
Per i giudici d' appello di Perugia avevano
riconosciuto Andreotti come 'mandante politico'
per l' assassinio del giornalista nel 1979
I PROCESSI.
Andreotti era stato assolto in primo grado a
Perugia, ma in applello era stato condannato a 24
anni di carcere
IL SENATORE A VITA:
"Sapevo che finiva così. Buscetta? Lui
non è sopravvissuto, io sì. Ho fiducia
nei magistrati, per me sono come dei sacerdoti civili"
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Roma,
30 ottobre 2003 - Le sezioni unite penali della
Cassazione hanno assolto senza rinvio il senatore
a vita Giulio Andreotti.
Dopo
tre ore di camera di consiglio il primo presidente
della Cassazione Nicola Marvulli e gli altri 8 consiglieri
hanno assolto con formula piena per non aver commesso
il fatto l'ex presidente del Consiglio. Assoluzione
anche per Gaetano Badalamenti. Confermate anche
le assoluzioni per l' ex magistrato Claudio Vitalone
e per Giuseppe Calò e Michelangelo La
Barbera.
L' innocenza del senatore a vita e di Badalamenti
- richiesta ieri dallo stesso Procuratore Generale
- è sancita dalla formula «per non aver
commesso il fatto», indicata nel verdetto, definitivo,
della Suprema Corte, di annullamento senza rinvio
della sentenza di secondo grado di Perugia. La
Cassazione ha inoltre respinto il ricorso della Procura
di Perugia contro le assoluzione di Claudio Vitalone,
Massimo Carminati, Michelangelo La Barbera
e Giuseppe Calò.
«Sapevo che finiva così».
È il primo commento di Giulio Andreotti, informato
della sentenza assolutoria della Cassazione dall'
avvocato Giulia Bongiorno. «Me lo aspettavo
anche prima, ma devo aggiungere che non mi aspettavo
che il procuratore generale ripercorresse tutta l'
impostazione fatta dai miei avvocati. Questo mi dà
una particolare soddisfazione: io privilegi ne ho
mai voluti, ma nemmeno fare lo zerbino»
Tommaso Buscetta? Giulio Andreotti sorride
e con i giornalisti non rinuncia alla battuta su quello
che fu il suo grande accusatore: "Pace all'
anima sua. Lui non è sopravvissuto,
io sì".
«La cosa importante - aggiunge - è
che sono passati dieci anni. Qualcuno forse
sperava che io non ci arrivassi, però ringraziamo
Dio sono ancora qui. All' inizio ero molto turbato
anche fisicamente poi...sono sopravvissuto. Devo dire
che mi ha aiutato molto la mia famiglia, la religione
e anche il fatto di non aver perso mai il contatto
e la fiducia della gente». Andreotti dichiara
quindi di avere sempre avuto fiducia nelle istituzioni:
«Io sono nato con le istituzioni e certamente
ho fiducia perché tempo fa ero andato a Napoli
per commemorare De Nicola, e un giornalista
mi ha messo un po' in imbarazzo perchè, fra
l' altro, presenti non solo tanti avvocati ma il procuratore
generale, il presidente della corte d' appello...mi
ha detto "ma lei che pensa dei magistrati?"
Ed io ho risposto "ma io conservo l' opinione
di quando ero ragazzo, per me i magistrati sono dei
sacerdoti civili...»".
La sentenza della Cassazione ha posto la parola fine
alla lunga odissea giudiziaria sul processo per omicidio
del giornalista Mino Pecorelli, annullando
la sentenza con la quale la Corte d' Assise d'
Appello di Perugia il 17 novembre 2002 aveva condannato
a 24 anni di reclusione il senatore a vita Giulio
Andreotti in quanto mandante dell' omicidio Pecorelli,
e il boss di Cosa Nostra, Gaetano Badalamenti. A Perugia
è stato celebrato il primo process, nell' aprile
' 96 dopo il rinvio a giudizio del ' 95 e l' accusa
del pentito Tommaso Buscetta. Il tribunale di Perugia
in primo grado, mandò assolto tutti gli imputati,
mentre i Pm decisero di ricorrere in appello dove
il processo iniziò il 13 maggio del 2002. Sei
mesi dopo, il 15 novembre, i giudici dopo una lunga
camera di consiglio presieduta da Gabriele Verrina,
lo condannarono a 24 anni di reclusione assieme a
Gaetano Badalamenti.
Le REAZIONI
"La sentenza della Cassazione dice che Andreotti
oltre a non essere mafioso non è neppure assassino.
Si tratta per noi di una ovvia verità politica,
ma è importante che oggi sia anche un atto
giudiziario". Così il segretario dell'
Udc Marco Follini commenta l' assoluzione del
senatore Giulio Andreotti.
Il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini,
che ha avuto un colloquio telefonico con Giulio Andreotti,
ha dichiarato: «finalmente anche la magistratura
italiana ha reso giustizia alla onesta storia di milioni
di Democratici cristiani».
Dopo la sentenza delle Sezioni unite della cassazione,
Nicola Mancino si è congratulato con
Giulio Andreotti: «Pur dopo comprensibili
amarezze, il senatore Andreotti esce a testa alta
da una accusa infamante». «L' assoluzione
demolisce un teorema costruito intorno alla morte
del giornalista Pecorelli e da credibilità
alla giustizia. Tre gradi di giudizio sono stati lunghi
ma sono anche serviti per smentire coloro che alimentano
sfiducia nei confronti della magistratura».
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