Il
mercato dei contenuti digitali
L’
incontro dell’ industria culturale con il settore dell’
Informaton Technology ha dato vita ad un nuovo spazio economico:
il mercato dei cosiddetti dei contenuti digitali. Realtà
piuttosto variegata e ancora non ben definita, il mercato
dei contenuti digitali viene considerato al centro della più
vasta rivoluzione che le tecnologie della comunicazione digitali
hanno avviato oramai da qualche decennio. Le problematiche
legate all’accesso e all’utilizzo delle nuove tecnologie,
in particolare, hanno assunto presso le istituzioni nazionali
e internazionali una grande rilevanza e ciò sostanzialmente
a causa di questioni non solo economiche ma anche, e forse
più propriamente, sociali e culturali.
Le dinamiche generate dalla rivoluzione digitale nel settore
della cultura hanno portato a competere all’interno di
uno stesso mercato, e in un modo probabilmente tanto rapido
da non aver lasciato il tempo di individuare soluzioni comuni
più opportune, industrie tra loro molto diverse che,
storicamente, hanno conosciuto uno sviluppo industriale completamente
separato. Tra gli attori che compongono la catena del valore
all’interno del mercato dei contenuti digitali è
possibile infatti individuare alcune realtà economiche
come le imprese televisive, gli operatori di telecomunicazioni,
le produzioni cinematografiche e musicali, che sono, in pratica,
l’espressione nel nuovo contesto digitale di industrie
e mercati più tradizionali, come anche altre che possono
invece essere identificate come espressione della nuova economia
basata sulle reti digitali come i fornitori di servizi interattvivi
e gli aggregatori di contenuti.
Parallelamente, la convergenza tecnologica di network e terminali
di accesso offre una base sempre più ampia per la fruizione
dei contenuti digitali ma, allo stesso tempo, genera contrasti
e divergenze riguardo agli aspetti regolamentari che disciplinano
i rapporti tra gli attori economici per lo sfruttamento dei
contenuti sulle piattaforme.
Ormai
gli standard che si sono affermati, come anche quelli che
si affermeranno in futuro, saranno sostanzialmente standard
di convergenza. Di fronte al tentativo, messo in atto da alcuni
grandi player del mercato, di appropriarsi delle ricadute
economiche positive di tali standard per l’affermazione
delle specifiche piattaforme loro riconducibili, appare sempre
più urgente un intervento regolamentare che stabilisca
la ripartizione dei diritti e le sfere di appartenenza e competenza
dei diversi soggetti all’interno del mercato. La politica
della concorrenza deve stabilire le regole per la creazione
di un nuovo paradigma di distribuzione dei diritti all’interno
di un mercato nascente in cui pochi grandi soggetti economici,
se lasciati troppo liberi, rischiano di cannibalizzare le
opportunità di sviluppo di tutto l’insieme, danneggiando
in definitiva anche i consumatori.
Le problematiche che accompagnano lo sviluppo del mercato
dei contenuti digitali sono molteplici, prima fra tutte il
contemperamento della diffusione dei contenuti con le norme
di tutela della proprietà intellettuale e il conseguente
contrasto della pirateria multimediale.
Una gestione legale e rispettosa dei diritti d’autore
e di privativa industriale è tuttavia ipotizzabile.
La possibilità proviene dai sistemi di DRM (Digital
Rights Management) che, a fronte di una chiara ripartizione
contrattuale dei diritti di sfruttamento di un’opera
(avvenuta tra detentori dei diritti e soggetti che intendono
diffonderli) e soprattutto con la necessaria collaborazione
dell’industria dell’elettronica di consumo, permetterebbero
a livello tecnologico, e in particolare proprio all’interno
dello stesso file/contenuto digitalizzato, l’incorporazione
e la trasmissione in tutti i successivi passaggi telematici
di tale “contrattazione”.
Ulteriori aspetti problematici sono inoltre quelli riconducibili
ai detentori dei diritti che dovranno gestire le eventuali
sovrapposizioni dovute alla diffusione di uno stesso contenuto
su diverse piattaforme. La convergenza tra servizi di telecomunicazioni
mobili e servizi televisivi pone sullo stesso piano, ad esempio,
gli operatori di telecomunicazione e i broadcaster per la
conquista del terminale mobile.
Le
dirompenti potenzialità riguardanti lo sfruttamento
contenuti digitali, inteso in tutte le forme di offerta ed
espressioni possibili - cinema, musica, televisione videogame,
editoria, arte - non possono che portare ad una riflessione
riguardo il nuovo posizionamento di ogni media digitale all’interno
della sfera dei consumi culturali: il telefono cellulare si
“snatura” al punto da servire più come borsellino
elettronico per la fruizione immediata di servizi (dal biglietto
del treno, all’acquisto di una canzone o di un ticket
per il parcheggio) che come strumento di dialogo e la televisione
perde la sua specificità che fino a poco tempo fa la
ricollegava esclusivamente allo schermo del televisore di
casa.
Gli strumenti legislativi in grado di sintetizzare gli interessi
in campo dovranno spaziare dalla regolamentazione generale
di livello internazionale, che ci si aspetta per esempio già
a livello UE dalla revisione della Direttiva TV Senza Frontiere,
ad un nuovo assetto normativo nazionale che lasci tuttavia
spazio alla contrattazione tra i soggetti in termini di autoregolamentazione.