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ITALIA: CULTURA


La prova del maremoto che distrusse Creta

L' esplosione del vulcano di Santorini provocò un' onda di 1500 metri. Nacque il mito di Atlantide


MILANO - Un giorno lontano di primavera, quando niente faceva prevedere l’ immane catastrofe che di lì a poco avrebbe cambiato il mondo, davanti alla costa si alzò un’ onda gigantesca, un mostro alto trenta metri che si abbattè su spiagge e scogliere, su campi e villaggi: travolse, uccise, schiantò tutto, e quando fu senza più forza andò a morire tra boschi e vallate. Pochi minuti dopo un’ altra ondata arrivò a cancellare quel poco che era rimasto in piedi; e altre ancora arrivarono, sempre meno possenti, che coprirono la devastazione con un manto di detriti. Poi i mostri del mare si placarono, ma da lontano arrivò un boato che sembrò spaccare cielo e terra. Col passare delle ore l’ orizzonte si colorò d’ arancio, il vento soffiò cenere calda e all’ ora del tramonto il cielo s’ incendiò di rosso come se l’ inferno avesse aperto le sue porte in mezzo al mare. Arrivò il nero della notte e all’ alba l’ aria fu solo cenere, che per giorni e giorni stese un sudario grigio su tutto.


Questo fu quello che accadde sulle coste della Turchia meridionale un giorno imprecisato di un anno attorno al 1400 avanti Cristo; e su tutte le coste del Mediterraneo orientale, dalla Grecia alla Siria, dall’ Egitto alla Palestina, la tragedia fu simile. Ovunque il mare si rovesciò sulla terra come se volesse schiacciarla sotto il suo dominio e niente fu più come prima. La splendida civiltà dei Minoici fu colpita a morte, declinò il suo dominio sui mari, si interruppero le rotte con l’ Egitto e con l’ Oriente e pochi decenni dopo i grandi palazzi di Creta, il regno del Minotauro, subirono l’ affronto delle armi dei Micenei. Il vecchio vulcano aveva spezzato il filo della storia.

Ora da Stoccolma arriva la notizia che un gruppo di scienziati scandinavi, greci, turchi e italiani (Università di Bologna), guidati da Gerassimos Papadopulos, dell’ Osservatorio Nazionale di Atene, hanno trovato sulle coste della Turchia, non lontano dalla città di Dalaman, uno strato di sedimenti lasciati da uno tsunami, cioè da un’ onda di maremoto, e sopra a questo uno straterello di cenere. Le analisi al radiocarbonio sui materiali organici contenuti nei detriti hanno indicato una data attorno al 1400 avanti Cristo e gli scienziati sono convinti che sia la traccia materiale delle grandi ondate di maremoto che devastarono le coste del Mediterraneo in seguito all’ esplosione del vulcano di Thera.
Quello che accadde è stato ricostruito grazie agli scavi delle antiche città sepolte sotto la cenere di Thera e per dare un’ idea delle dimensioni della catastrofe gli scienziati fanno riferimento all’ esplosione del Krakatoa (Indonesia), nel nel 1883. Ecco il confronto.

Il Krakatoa lanciò una colonna di cenere infuocata all’ altezza di 50 chilometri e scagliò massi fino a una distanza di 80 chilometri. Lo strato di ceneri depositate nelle isole vicine raggiunse i 30 centimetri. Quando l’ eruzione si esaurì il cono vulcanico crollò su stesso creando un cratere sottomarino profondo 180 metri. Lo sprofondamento originò una serie di tsunami che uccisero 36 mila persone.

La successione degli eventi fu la stessa, ma la violenza del vulcano di Thera fu di gran lunga superiore. Dopo l’ esplosione, l’ antico abitato venne sepolto sotto 30 metri di ceneri e il vulcano crollò creando un cratere sottomarino profondo 360 metri. Il crollo originò un’ ondata alta 1.500 metri che si propagò in tutte le direzioni alla velocità di 300 chilometri l’ ora. Pochi decine di minuti dopo, ondate alte 30 metri raggiunsero le coste di Creta e quelle della Turchia, e meno di tre ore dopo devastarono il delta del Nilo, in Egitto, e il porto della città di Ugarit, in Siria, distante più di mille chilometri da Thera.
Non sappiamo a che distanza venne udita l’ esplosione e fin dove venne percepito il boato. Sappiamo però che il Krakatoa fece tremare le abitazioni a 800 chilometri di distanza e il boato venne udito a 3.000 chilometri: cifre che possono essere decuplicate per farsi un’ idea di quello che accadde quel giorno di primavera di 3.400 anni fa. Gli uomini dell’ antichità ne furono così sconvolti che preferirono trasformarlo in un mito: quello di Atlantide, che venne inghiottita dal mare con tutte le sue meraviglie.
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