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DENTIERA
ADDIO! PRESTO I DENTI RICRESCERANNO ANCHE NEGLI ADULTI
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ROMA
- 9 Aprile 2004 - Denti nuovi di zecca e, soprattutto,
naturali al cento per cento, anche a tarda eta'. E' una
promessa allettante quella del ricercatore Paul Sharpe
del King's College di Londra, tanto da approdare sulle
pagine della prestigiosa rivista 'The Economist': presto,
assicura, si potranno far ricrescere i denti negli adulti.
Via libera, dunque, a dolci e caramelle senza l'incubo
delle carie e di un sorriso, col passare degli anni, magari
non piu' a 360 gradi. Quella che gli addetti del settore
hanno gia' ribattezzato come la nuova branca della odontoiatria
rigenerativa promette, infatti, di fare miracoli.
Ma in cosa consiste la tecnica messa a punto dal ricercatore
inglese? I neonati, spiega, non hanno denti visibili,
ma sono dotati di una sorta di proto-denti nascosti nelle
gengive. Questi, definiti 'primordia', derivano dall'interazione
tra due tipi di cellule di base: le cellule epiteliali
e quelle cosiddette mesenchimali. Proprio coltivando i
due tipi di cellule e facendole interagire, come accadrebbe
in natura, Sharpe e' riuscito a creare un dente 'primordium'
artificiale.
Tutto parte dalle cellule staminali neurali dell'uomo,
ovvero cellule indifferenziate, simili a quelle presenti
negli embrioni, capaci di svilupparsi in una grande varieta'
di tipi di cellule. Il ricercatore ha aggregato queste
cellule staminali fino a formare piccoli pezzetti di tessuto,
che ha poi ricoperto con un pezzo di epitelio orale. Cosa
accade a questo punto? Le cellule dell'epitelio orale,
in un certo senso, gia' sanno di essere programmate per
diventare parte di un dente, ed ''istruiscono'' dunque
le cellule staminali perche' si trasformino in cellule
orali mesenchimali. Il primordium che ne risulta, trapiantato
nel rene di un topo (un ambiente ideale perche' ben irrorato
di sangue e ossigeno), si trasforma appunto in un dente.
La speranza di Sharpe e' di riuscire presto ad impiantare
un primordium nelle gengive di un paziente, al posto di
un dente rimosso o caduto. Dopo l'impianto, afferma il
ricercatore, il proto-dente dovrebbe crescere, formare
delle radici che si impiantino nella mascella e spuntare
in bocca nell'arco di poche settimane. Ma affinche' il
miracolo si compia davvero, pero', sara' necessario 'convincere'
il primordium a trasformarsi in un dente maturo. Cio'
sarebbe possibile attivando specifici geni. Tutto sta
nell'identificare quali esattamente. Sebbene siano infatti
migliaia i geni coinvolti nella formazione di un organo
come il dente, essi si 'accendono' con una sorta di meccanismo
a cascata: l'attivazione di uno, cioe', innesca il funzionamento
del gene successivo. A questo punto, spiegano gli esperti,
e' semplicemente necessario riuscire ad identificare ed
attivare i primi geni del meccanismo a cascata, il cui
numero si presume essere limitato. Un passo in tal senso
e' gia' stato compiuto. Un gene di questo tipo e' infatti
gia' stato scoperto: si tratta del gene Barx1, presente
nelle cellule dei primordia destinati a diventare denti
molari. Si tratta dunque, con tutta probabilita', di un
gene che controlla la forma dei denti.
La strada che rendera' possibile avere denti nuovi, anche
se in testa si conta gia' qualche capello bianco, sembra
quindi essere tracciata. E tutto lascia supporre che la
domanda per l'odontoiatria rigenerativa, nei paesi occidentali
caratterizzati da una popolazione sempre piu' vecchia
e sdentata, sara' notevole. Sharpe sembra esserne piu'
che consapevole: per sfruttare tale domanda, infatti,
ha dato vita ad una compagnia, la Odontis. Se riuscira'
a commercializzare la nuova tecnologia basata sulle cellule
staminali, e' certo che gli azionisti, sdentati o meno,
avranno di che sorridere. |
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