Fondato da Giovanni GARIBALDI     
<< RITORNARE
Articoli
Documenti
Rassegna stampa
Links
Contatto
Italia & Italia
L' Occasione
Mapa del Sito

 
Articoli
MADE IN ITALY - NOVITA'


E l’ Italia cosa fa per difendere il suo made in Italy?

La crisi delle esportazioni e i circa 100mila posti di lavoro persi negli ultimi 4 anni sono sotto gli occhi di tutti. Sono parecchie le fabbriche del settore moda chiuse nel giro di pochi anni, solo nel Nord-est hanno chiuso i battenti circa 1400 aziende del comparto.

Sono alcuni degli effetti di una declino profondo di cui si parla sempre con più insistenza negli ultimi tempi: mercoledì scorso migliaia di persone del settore tessile e calzaturiero sono scese in piazza per la prima volta dopo 12 anni.

La crisi di queste aziende è in realtà il frutto della crisi di tutto il sistema industriale italiano, costellato di tante, troppe piccole e medie imprese non alleate tra di loro e che non riescono a crescere (il cosiddetto nanismo italiano). Se poi si aggiunge la stagnazione dell’economia europea e la debolezza del dollaro allora si comprende la reale consistenza del declino del tessile.

Una situazione difficile che si è acuita con l’abolizione dal 1 gennaio 2005 del cosiddetto accordo Multifibre, una serie di quote e contingentamenti nel settore tessile/abbigliamento, che ha aperto le frontiere europee alla competitività di paesi emergenti.

La caduta di questi sistemi, disposta dall’ Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto), ha lasciato campo libero all’ ”aggressività” dei Paesi a basso costo di manodopera, Cina in testa, che hanno impiegato meno di 3 mesi per “dichiarare guerra” ai mercati europei.

Le stime rilevate dall’ Ue parlano infatti di incrementi di importazioni prevalentemente di prodotti tessili e di abbigliamento che vanno dal 20 al 788% e, al contempo, si è registrato un calo del prezzo di questi prodotti sceso da 3 al 136% rispetto allo stesso periodo del 2004.

E in Italia l’ Osservatorio per il monitoraggio delle importazioni ha evidenziato aumenti tra il 300% e l’ 800%, con punte del 1300% per tessile, abbigliamento e calzature, in pratica i prodotti simbolo del made in Italy.

Come arginare questa invasione? Si potrebbe ad esempio spostare il baricentro della produzione tessile italiana, puntare cioè su materiali pregiati e tecnologici, o ritagliarsi mercati di nicchia, anche perché non è possibile pensare di poter “eliminare” prodotti che oggettivamente costano di meno.

Al momento però la proposta avanzata dalla Lega Nord è di porre dazi antidumping, cioè misure di salvaguardia (tipo le imposte addizionali) su prodotti sotto costo, in pratica tutti quelli che vengono immessi sul mercato a prezzi troppo bassi.

“Ombrelli protettivi” che di per sé potrebbero tamponare, non certo risolvere il problema e come fanno notare esponenti della stessa maggioranza l’ Italia da sola non può imporre dazi, ha bisogno dell’ avallo dell’ Unione europea, che dal canto suo ha già imposto, e da un po’ di tempo, dazi antidumping sopratutto sui prodotti provenienti da Pechino (circa 33 dazi Ue sui 58 in vigore sono su prodotti cinesi).

E l’ Italia cosa fa per difendere il suo made in Italy? Per il momento si limita a discutere mentre prodotti a basso costo provenienti sopratutto dalla Cina superano le frontiere e si immettono sul mercato. E così la crisi continua.
<< RITORNARE