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VINO:
DALLA SPAGNA IN ITALIA PER STUDIARE ENOLOGIA
ROMA,
03.05.05 - Dalla Spagna in Italia per imparare come si fa
il vino. Un Paese di grande tradizione enologica invia giovani
viticoltori e studenti in agraria alle lezioni di enologia
e valorizzazione dei vitigni autoctoni avviate da ieri a Roma.
Sono 40 i ragazzi frequentanti il IV stage internazionale
Recevin che ha scelto la capitale italiana come sede della
settimana di lezioni pratiche in quanto Roma e' l'unica capitale
europea che nel proprio territorio, ai Castelli, ha dei vigneti
e contemporaneamente e' il piu' grande comune agricolo d'Italia.
Con
docenti di diversi Paesi europei le lezioni sono promosse
dall' associazione nazionale Citta' del Vino, dalla Provincia
di Roma e dall' Arsial che portera' i ragazzi, provenienti
anche dalla Croazia, Argentina, Austria e dalle scuole enologiche
di Conegliano, Valdobbiadene, Bologna e Potenza, alla
scoperta della qualita' raggiunta, nell' ultimo decennio,
dai vini del Lazio e del modello cooperativo dei consorzi
regionali. La settimana di stage prevede anche approfondimenti
su "come si comunica il vino", sulla botanica mediterranea
e sulla tradizione enologica degli etruschi. L' orgoglio per
i vitigni autoctoni, tema del seminario, è condiviso
dai giovani viticoltori di Barcellona che elencano le varieta'
su cui punta la rete di 300 piccole e medie imprese vitivinicole
catalane: parellada, macabeu, xarello, sumoll, carinyena e
garnacha. ''Il vigneto catalano e' una realta' molto competitiva
- racconta Ruben Parera - che e' stata trainata dal successo
internazionale della nuova gastronomia spagnola di cui Ferran
Adria' e' il capo scuola. Nella regione opera una grande azienda
vitivinicola, Torres, e tante aziende piccole ma emergenti
dove e' facile, ed e' anche di moda, trovare lavoro, nonostante
la crisi economica''.
Le
etichette italiane non sono pero' percepite dai giovani studenti
catalani come ''vino d' autore''. Nella citta' di Gaudi' vengono
molto apprezzati i prosecchi veneti e gli spumanti astigiani
ma, per le occasioni importanti, i giovani privilegiano il mito
degli "Chateau'' di Francia. ''La produzione
italiana sembra puntare molto sul volume - aggiunge Parera
- e sulla media qualita', poco sulla descrizione dei territori
di produzione''. Quello che piu' stupisce, nella testimonianza
dei giovani studenti, e' una certa confusione tra vigneti toscani,
umbri e laziali, spesso erroneamente riassunti nella grande
categoria "Chianti".
La viticoltura in Spagna e' stata portata dai Greci ma negli
ultimi 30 anni ha avuto un enorme sviluppo. ''Anche grazie
agli investimenti pubblici - precisa il docente universitario
Agusti' Villaroya i Serafini - che hanno pero' mantenuto,
nel 90% dei casi, la proprieta' della terra in mani private.
Solo la Catalogna produce oltre tre milioni di ettolitri l'
anno. L' Italia e' vista come un modello produttivo per le cooperative
dei vivai, tra i piu' grandi del mondo. Il Sangiovese e' stato
impiantato con successo in Spagna che importa dall'Italia molte
barbatelle e tecnologie per vigne e cantine, con scambi commerciali
soprattutto con l'Astigiano''.
L' Argentina non ha vitigni autoctoni ma e' interessata - afferma
la stagista Carina Arcuri - "a come l' Italia sa valorizzare
la tipicita' dei territori del vino. Sulla gestione delle cantine
resta invece difficile fare comparazioni. A Mendoza un' azienda
di media grandezza produce 20 milioni di litri l' anno. Il clima
e' favorevole tutto l' anno ma quello che e' straordinario e'
il prezzo di mercato del vino argentino. Il piu' caro e' in
vendita a 60 pesos, circa 20 euro, ma il prezzo medio per una
bottiglia di rosso e' 1 euro''.
LINK UTILI
Vino:
Lazio, il sito della Strada dei vini dei Castelli Romani
Il Salone del Vino
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