MILANO - Ombretta Colli e Filippo Penati
Cosa
si giocano i due Poli al secondo turno per le elezioni
amministrative di sabato e domenica
Si
vota sabato ventisei (dalle 15 alle 22) e domenica
ventisette giugno (dalle 7 alle 22). Al turno di
ballottaggio (12 milioni di elettori) saranno complessivamente
interessati 101 comuni, tra i quali 6 capoluoghi
(Vercelli, Biella, Bergamo, Arezzo, Firenze e Foggia),
e 21 province (Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola,
Bergamo, Brescia, Cremona, Lecco, Lodi, Milano,
Sondrio, Belluno, Padova, Verona, Piacenza, Macerata,
Rieti, Chieti, L'Aquila, Isernia, Brindisi e Catanzaro).
La
sfida più significativa per i possibili risvolti
politici livello nazionale avverrà a Milano,
dove per la provincia si affrontano Filippo Penati,
43,2% al primo turno, e il presidente uscente Ombretta
Colli, 38,3%, che al secondo turno è
riuscita a ottenere l'apparentamento con Lega e
Nuovo Psi.
Un'
altra sfida che abbiamo preso in considerazione
è quella di Firenze, non perché vi
siano significativi dubbi sulla rielezione a sindaco
del diessino Domenici, quanto perché l'effetto
Guazzaloca, il macellaio che riuscì
a espugnare la rossa Bologna quattro anni fa, continua
a provocare qualche apprensione tra i dirigenti
della sinistra. Difficile però che, questa
volta, si facciano trovare impreparati.
MILANO,
LA MADRE DI TUTTI I BALLOTTAGGI
In
ballo non c' è solo la poltrona di Palazzo
Isimbardi. In ballo, nella disfida per la
conquista della provincia di Milano, c' è
la tenuta e l'equilibrio dell'alleanza Polo-Lega
nei due anni che mancano alla fine della legislatura
e, di converso, la capacità dell' Ulivo di
vincere non solo nelle sue tradizionali roccaforti,
ma anche in un' area strategica (e tradizionalmente
filo-Polo) dello sviluppo italiano.
Lo
dimostra la mobilitazione di tutti i leader politici
nazionali, da Silvio Berlusconi a Piero Fassino.
E' questa la sfida chiave dei ballottaggi dopo un
primo turno dove l' ex sindaco di Sesto San Giovanni,
sovvertendo tutti i pronostici, è riuscito
a conquistare il 43,2% dei voti, a fronte di un
38,3% per la «signora Provincia». 4,9%
punti e 100 mila voti di distacco a che rappresentano
il Fort Alamo da attaccare e da difendere e che
la Colli si augura di colmare con un richiamo a
non disertare le urne e con gli apparentamenti col
candidato della Lega Massimo Zanello (8,6%) e con
quello del nuovo Psi di Gianni De Michelis (1,2%).
Un
10% di voti portati in dote da neo-socialisti e
leghisti che, se in politica 2+2 facesse sempre
quattro, dovrebbero consentire al presidente uscente
di superare agevolmente il suo sfidante. Se 2+2
facesse sempre quattro, appunto. Nel minaccioso
editioriale, apparso ieri su La Padania, a firma
del neo-direttore Giuseppe Leoni, c' è
una frase dal quale è possibile ipotizzare
qualche altro limaccioso scenario politico: «Basterebbe
che qualcuno a sinistra si decidesse finalmente
a fare politica (invece, come fanno da tre anni,
di rimirarsi allo specchio come Biancaneve»)
e molti scenari si metterebbero in moto. La lealtà
della Lega adesso è fuori discussione: ma
se continuano a sfarinare le riforme si candidano
a ripetere l'exploit del 1996. Contenti loro...».
Dopo
lo strappo alla provincia di Bergamo, dove il candidato
del Polo ha rifiutato l' apparentamento con la Lega,
una eventuale sconfitta a Milano aprirebbe una resa
dei conti a livello nazionale, con Fi pronta a sospettare
un altro tradimento padano e An e Udc che spingerebbero
per un governo senza la Lega, rifondato su una piattaforma
più meridionalista e assistenzialista. Non
è forse condivisibile la boutade di Alfonso
Pecoraro Scanio secondo il quale una sconfitta della
Colli a Milano sarebbe «un modo per far cadere
il governo Berlusconi», né l'ottimismo
propagandistico di Piero Fassino che parla di «apparentamento
dell'ultimo minuto motivato dal fatto che la Lega
non vuole assumersi la responsabilità di
una sconfitta», ma la provincia di Milano,
per quello che rappresenta la capitale economica
del Paese, è una sorta di linea del Piave
sulla quale il Polo e l' Ulivo si giocano molto.
L' Ulivo, la prospettiva di governo: con Regione,
città, provincia saldamente in mano al Polo
nel 2006, il centro-sinistra avrebbe «contro»
la locomotiva d' Italia, la zona più riccca
e dinamica del Paese.
La
CdL, che proprio a Milano e in Lombardia ha la sua
roccaforte sin dal 1994, si gioca invece la possibilità
di ricostruire su basi più solide l'alleanza
di governo, da qui al 2006. Se perdesse la provincia,
infatti, il centrodestra rischierebbe di perdere
la bussola, in un estenuante ricerca dei colpevoli
della debacle, in un' accentuazine delle spinte
centrifughe, in un tutti contro tutti - almeno per
un po' ditempo - tra alleati e spezzoni di partito.
Ecco perché la disfida Penati-Colli per la
conquista della provincia di Milano è, senza
dubbio, tra tutti i confronti, «la madre di
tutti i ballottaggi».
FIRENZE:
PUO' PERDERE SOLO L' ULIVO
La
conquista per la poltrona di Sindaco dovrebbe essere
un gioco da ragazzi per Lorenzo Domenici, 49 anni,
Ds, primo cittadino uscente, forte del 49,2% ottenuto
al primo turno. Il suo rivale, Domenico Valentino,
Fi, 68 anni, ex soprintendente ai beni paesaggistici
e architettonici, parte con un distacco di 20 punti
(29,7% al primo turno). L' indicazione di voto che
la lista Un altro mondo della rifondarola Ornella
De Zordo (12%) ha fatto per Domenici toglierebbe
qualsiasi suspance al confronto, anche se rimangono
alcune incognite su quale tipo di cabina sceglieranno
i fiorentini: se quella balneare o quella elettorale.
Il
voto di domenica servirà semmai per fotografare
la geografia politica di una città tradizionalemente
rossa come Firenze, roccaforte del Pci prima e dei
Ds ora, con le sue case del popolo, i suoi circoli,
le sue associazioni collaterali.
INCUBO
GUAZZA
Difficile,
nonostante il pericolo astensionismo, che si ripeta
l'exploit di Guazzaloca nelle precedenti elezioni
comunali di Bologna: allora, oltre che dall'intelligenza
del Guazza, le sinistre si sconfissero da sole, perché
divise tra Prc e Ds, raccolte attorno a una candidatura
debolissima (Bartolini), rissose e soprattutto troppo
sicure di vincere. Cofferati e Veltroni chiuderanno
la campagna per Domenici: questa volta, l' livo non
vuole cadere su una buccia di banana. Al rivale, un
punto a favore: il sostegno della Lista Radicali-Sgarbi,
il cui candidato ha ottenuto il 2,2% al primo turno. |