Il
Punto di Marco Zacchera (An)
Verso
un partito unico del centro destra?
Uno
dei passi politicamente più importanti del discorso
programmatico di Berlusconi è stato l’
accenno ad un possibile futuro partito unico per la Casa
delle Libertà, elemento poi ripreso da mille commenti.
Un’
ipotesi interessante, ma anche irta di difficoltà in
un’ Italia dove il corpo elettorale ha sempre preferito
uno scenario spezzettato di liste rispetto a grandi aggregazioni,
forse anche per l’ innato vizio italiano dell’ individualismo
a volte esasperato.
Un conto è però proporre un cartello elettorale
a favore di un candidato, un altro è far crescere un
grande partito "di schieramento" che al proprio interno
potrà avere più anime, ma che secondo me per nascere
deve avere ben chiari contenuti ed aspetti programmatici e su
queste basi deve quindi avere forte caratteristiche di condivisione.
Troppe
volte in questi anni stiamo confondendo l’aspetto amministrativo
o tecnico-governativo con quello politico e far nascere un
nuovo partito significa invece avere ben chiare anche linee-guida
a livello politico-strategico, oltreché una serie di
priorità.
Per
me, alcune differenziazioni tra AN e Forza Italia sono venute
proprio dal fatto che soprattutto all’inizio diversi
erano proprio questi approcci di base, anche se poi all’interno
di F.I. molti esponenti erano e sono su posizioni assolutamente
simili alle mie.
In
Forza Italia - soprattutto grazie alla leadership indiscussa
di Berlusconi - convivono infatti forze molto diverse che
vanno dai cattolici di Comunione e Liberazione ai laici liberali,
da chi si è buttato in politica direttamente dal mondo
delle imprese a ex politici DC e soprattutto socialisti di
lungo corso.
Lo
stesso vale per l’UDC che sembra in netta contrapposizione
con punti ideologici (?) e programmatici della Lega, ma anche
all’interno di AN dove ci sono "Berluscones"
personalmente molto vicini al Cavaliere ed invece altri che
vorrebbero un partito di centro-destra ancorato su posizioni
più "sociali" e quindi – per esempio
– meno sensibili alle necessità delle grandi imprese
rispetto ad altri ceti sociali od alle piccole e medie imprese.
Allargare
ad un partito unico la CDL (tenendo più o meno separata
la Lega Nord? Anche questo è un problema) presuppone
quindi aprire prima un profondo e serio dibattito su quali
siano le priorità ed i valori fondamentali condivisi.
Se questi valori ci sono e vengono accettati il progetto si
può fare, altrimenti è piu’ corretto che
ciascuno mantenga la propria identità.
Certo
immaginare nel nord un partito "moderato" di centro-destra
ed una Lega Nord separata e scatenata come nel recente passato
alla proprio visibilizzazione ad oltranza marcando le proprie
differenze significa partire subito con il piede sbagliato
e lo dimostrano le recenti esperienze elettorali amministrative
dove quando sono stati proposti due candidati del centro-destra,
non ci ricompatta in modo credibile neppure per i ballottaggi,
aprendo un’autostrada alle vittorie per la sinistra.
A
monte vedo che la politica, 11 anni dopo la "discesa
in campo" di Berlusconi, denuncia soprattutto i suoi
limiti anche perché ha accantonato i metodi ed i principi
che avevano contraddistinto i partiti "storici "
italiani. La legittimazione viene sempre meno dalla preparazione
personale, dal consenso elettorale, dalla lunga militanza
di partito ed a contare non sono solo le amicizie "giuste",
ma molto di più anche il "look", i mezzi
finanziari, il controllo e la presenza sui media.
E’
cambiata la società, la politica è molto meno
radicata di prima, soprattutto tra i giovani c’è
un basso livello di appartenenza (una volta ti davano del
fascista o del comunista e l’etichetta ti restava appiccicata
addosso per generazioni…).
Fare
quindi un partito di schieramento è complicato se si
vogliono fare le cose seriamente, anche se diventa interessante
come ipotesi nel momento in cui Berlusconi accenna al suo
possibile ritiro pur di essere il "padre nobile"
della coalizione, nel momento in cui si facesse avanti qualche
altro leader credibile.
Anche
questo riaprirebbe ogni gioco, perché una successione
od una alternativa a Berlusconi ha senso se è condivisa
dalla base, discussa, valutata o si rischia di rispaccarsi
di nuovo il giorno dopo.
Interessante
è comunque che si cominci a parlarne ed è forse
un peccato che lo si sia fatto solo ora dopo una sconfitta
elettorale e non prima, quando la CDL era vincente e questo
progetto sarebbe stato più credibile e senz’altro
con più possibilità di vittoria.
(Marco Zacchera, deputato al Parlamento,
responsabile Esteri di An)