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ITALIA POLITICA


BERLUSCONI, 'SE L'UDC NON RIENTRA SI VA AD ELEZIONI'
MA PENSO CI SARA' ACCORDO


ROMA - Marco Follini ritira i ministri dell'Udc dal governo e Silvio Berlusconi, che deve suo malgrado mettere nel cassetto il sogno del governo di legislatura, prima rilancia con un Berlusconi-bis vincolando gli alleati ad un patto di fine legislatura, poi fa sapere che ''se l'Udc non rientra nel governo si andra' alle elezioni anticipate''.

Altra giornata di tensione vera nella Cdl, con leader e ministri che entrano ed escono da Palazzo Chigi come dalla porta girevole di un grand hotel, vertici e lettere di dimissioni, minacce ed improvvise aperture, documenti e trattative. E con Gianni Letta che, alla fine di una giornata di compleanno spesa a mediare e ricucire strappi, sale al Quirinale a portare il messaggio del premier: Berlusconi non e' ancora pronto a riferire a Ciampi, perche' nella Cdl sono in corso approfondimenti.

Riavvolgendo la bobina del film della giornata, ci sono al mattino le annunciate dimissioni di Marco Follini e di tutta la delegazione dei ministri Udc dal governo, con la garanzia dell'appoggio esterno. Il premier, di fronte al fatto compiuto, si acconcia a rilanciare: si dice pronto a dimettersi al Quirinale aprendo la via al Berlusconi-Bis, ma pretende la firma di tutti gli alleati in calce ad un patto di fine legislatura che preceda nuovo programma e nuovo governo.

Ma la pellicola prosegue secondo due diversi copioni, nel racconto dell'Udc e degli altri alleati. Da Palazzo Chigi si fa sapere che Marco Follini dapprima accetta. Anzi, lima insieme a Letta, Pisanu, Fini, Calderoli e Maroni il testo dell'accordo, poi dice di volersi consultare con i suoi e si allontana.

Intanto Berlusconi rientra a Palazzo Chigi e si prepara a siglare l'accordo insieme agli alleati. Ma Follini, sempre nel racconto di Palazzo Chigi, non ritorna neppure a dire di aver cambiato idea. E lascia stupefatto e contrariato il premier, che riteneva di aver accolto tutte le richieste dei centristi. Nel documento ci sarebbe stato - tra l' altro - l' impegno ''politico e morale'' dei partiti della Cdl a concludere la legislatura con il Berlusconi-bis e a riproporre ''la stessa maggioranza'' alle politiche del 2006, con Silvio Berlusconi candidato premier. Le dimissioni di Berlusconi avrebbero ''soddisfatto di per se' la richiesta di discontinuita' politica'' avanzata dai centristi.

La versione dell' Udc sembra un altro film: Follini, dopo il primo incontro con Letta e gli alleati, va alla Camera per annunciare in una affollata conferenza stampa il ritiro della delegazione Udc. Poi, dopo essersi certamente consultato con Pier Ferdinando Casini, torna a Palazzo Chigi per dire a Letta (senza neppure entrare nella stanza dove sono riuniti con il premier gli alleati) che l'Udc non puo' accettare. Il documento e' un vero 'inno alla continuita', con un governo fotocopia del precedente a cui sarebbe aggiunta solo la postilla 'bis' senza alcun cambiamento della squadra, con un impegno programmatico in tutto identico a quello del 2001, a partire dal tema delle riforme e poche integrazioni su famiglie, imprese e Mezzogiorno. Insomma, un patto ''umilante'' per l' Udc.

''Non usciamo dal governo per rientrarvi alle stesse condizioni - spieghera' piu' tardi Follini - il nostro non e' un dispetto a Berlusconi, ma una posizione politica: chiediamo un nuovo governo e un nuovo programma''. Una posizione che fa trasecolare il premier, convinto che ci sia qualcosa sotto. E che non cambia, nonostante le mediazioni in cui si spendono nelle ore successive Gianni Letta, Gianfranco Fini e gli altri alleati.

La Lega, con un suo ministro, e' sprezzante: ''Il documento lo avevamo scritto insieme, Follini era disposto ad accordarsi ma e' l'altra 'fighetta', Casini, a volerla tirare per le lunghe. Ora si fanno i conti e se l' Udc non rientra c 'e' il voto anticipato''. Berlusconi, amareggiato, cerca di rilassarsi davanti alle vetrine degli antiquari di via dei Coronari, dove incontra i giornalisti e racconta: ''C' era l'accordo di tutti su tutto, a partire da Follini. Ma immagino che alla fine firmera' l' accordo: non vedo motivi ragionevoli per opporsi ad un' intesa cui aveva gia' aderito. Io vado avanti e rispetto il mandato degli elettori, superando con pazienza situazioni che sanno di vecchia politica''.
Follini non replica, per ''non alimentare polemiche''. Ma il premier, a sera, con i suoi pronostica: Oggi e domani non firmera', perche' vuol passare da vincitore. Ma poi...

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