Alla
prima riunione dei dissidenti nella capitale
fragorosi applausi per un discorso in video di Bush
L'Avana ritrova la voce "Libertà,
basta con Fidel"
L'
AVANA - La faccia di George W. Bush sbarca all'Avana su un
computer ultrapiatto. "Cuba
è un paese con una storia piena di orgoglio: la sua
lotta orgogliosa va avanti ancora oggi. Gli Stati Uniti sono
a fianco della gente di Cuba che lotta per la libertà,
e aspettano il giorno in cui i cubani di quel paese potranno
vivere liberi come i loro compatrioti che sono negli Stati
Uniti. Que Dios os bendiga". C'è un
momento di silenzio, poi dalla gente, fino ad allora silenziosa,
si alza un grido: "Viva la libertà!
Abbasso Fidel".
La
scena non avviene in una delle tante riunioni degli esiliati
cubani negli Stati Uniti, ma a pochi chilometri dal cuore
del potere castrista, nel giardino di una piccola casa nella
periferia dell' Avana, poco distante dall' aeroporto. Qui,
fra gladioli, alberi in fiore e bandierine che incitano alla
"libertà per tutti i prigionieri politici"
si è svolta ieri la prima riunione pubblica dell'opposizione
al regime di Fidel Castro. Niente di clamoroso, a uno sguardo
estraneo: poco più di un centinaio di persone accomodate
su sedie di plastica blu e verdi, le più importanti
all' ombra di una tenda per proteggersi dal sole.
Ognuno,
dagli ospiti, ai relatori, ai delegati, ai tanti giornalisti,
con il suo bravo cartellino di riconoscimento adesivo sulla
t-shirt. La brutta copia di un congresso di provincia per
un paese "normale", un avvenimento senza precedenti
per l'isola di Fidel. Non era mai accaduto prima che i rappresentanti
dell'opposizione convocassero un'assemblea pubblica per discutere
- pacificamente, ci tengono a sottolineare - di transizione
democratica e di come attuare un cambio di governo all'Avana.
L'impresa
è riuscita ieri alla Assemblea per la promozione della
società civile, un gruppo che fa capo a Marta Beatriz
Roque, Rene Gomez Manzano e Felix Bonnè, tutti con
un passato in prigione per la loro opposizione al regime di
Fidel. "E' un giorno storico - ha detto Marta Beatriz
in apertura dell'incontro, quando ormai era chiaro che i poliziotti
in borghese sparsi tutto intorno al quartiere non si sarebbero
mossi, almeno per il momento - quando si scriverà la
storia della democrazia a Cuba si dovrà parlare di
un prima e un dopo il 20 maggio 2005". Non l'hanno scelta
a caso gli oppositori questa data: è la vecchia festa
della nascita della repubblica cubana, abolita da Fidel e
dai suoi quando presero il potere nel '59. Da allora di cose
come queste a Cuba non se ne erano mai viste.
Lo
sa bene Marcia Odvardo, della provincia di Santiago, che ha
viaggiato due giorni in autostop per essere qui e già
prevede lunghi giorni di carcere per questo quando tornerà
a casa: "Ma dovevo esprimere in qualche modo la mia voglia
di libertà, e spero con il mio gesto di dare coraggio
ai tanti che non sono venuti per paura".
Delle
polemiche Marcia come gli altri seduti nel giardino non vuole
sentir parlare. Alla riunione l'Assemblea ha invitato tutti
i rappresentanti della frammentata opposizione cubana. Se
alcuni dei più importanti, come Vladimiro Roca, hanno
deciso di essere presenti e sono accolti fra gli applausi,
altri, come Oswaldo Payà, se ne sono tenuti polemicamente
alla larga. Due giorni fa Payà è arrivato ad
accusare i promotori di essere "collegati agli agenti
della sicurezza dello stato". Delle sue parole nel giardino
di Rancho Boyeros nessuno ha voglia di parlare, ma di interrogativi
in giro ce ne sono molti. Uno su tutti è quello su
perché il regime lascia che tutto questo accada.
Alla
vigilia della riunione all'Avana si sono succeduti gli arresti.
Due parlamentari, il tedesco Arnold Vaatz e il ceco Karel
Schwarzenberg, sono stati espulsi; tre giornalisti, due polacchi
e l'inviato del Corriere della Sera Francesco Battistini sono
stati arrestati e accompagnati in aeroporto. A molti altri
politici europei che avevano chiesto di partecipare è
stato negato il visto di ingresso al paese. Ieri, fuori dal
giardino c'erano uomini in borghese a filmare tutti quelli
che entravano ed era chiaro a tutti che buona parte di quelli
seduti sulle sedie di plastica riservate ai delegati fossero
infiltrati del governo.
Una
chiara manifestazione di controllo da parte del governo, che
però non si è tradotta in nessuna mossa concreta
per fermare la riunione: nessuno degli organizzatori qui a
Cuba è stato fermato, anche se si sapeva da mesi cosa
stavano preparando e loro stessi continuavano a pubblicizzare
l'appuntamento tramite Internet.
"L'Assemblea
è l'ala più oltranzista dell'opposizione, quella
legata a filo doppio con l'amministrazione Bush e con i settori
più estremi della diaspora. A Fidel può fare
gioco lasciarli fare in questo momento e poi presentare tutti
quelli che si battono contro di lui come schiavi degli americani
e della gente che sostiene Posada Carriles", spiega un
diplomatico all'Avana.
Ma
il vecchio leader non ha perso tutte le sue abitudini: in uno
dei chilometrici e quotidiani discorsi alla tv due giorni fa
ha convocato per ieri sera 100mila persone per una manifestazione
anti-imperialista nel centro dell'Avana. Come dire che a Cuba
chi comanda davvero è sempre lui.