IRAQ:
CINQUE AUTOBOMBE ESPLODONO IN SIMULTANEA A BAGHDAD
BAGHDAD
- Una raffica di autobombe, cinque a Baghdad ed una a Mossul,
ha fatto da tragico contrappunto all'apertura a Bruxelles della
conferenza internazionale sull' Iraq, organizzata congiuntamente
dagli Stati Uniti e dall' Unione Europea.
Tre
auto imbottite di esplosivo sono saltate in aria in simultanea
nel quartiere sciita di Choula, nella zona nord-occidentale
di Baghdad, una e' esplosa sulla centralissima via di Qaddisiya
al passaggio di un convoglio americano e un'altra nel quartiere
meridionale di Maissalun. Un sesto ordigno era scoppiato nel
pomeriggio a Mossul, nell'Iraq settentrionale.
Un
primo bilancio delle vittime, fornito dal ministero dell'interno
ma basato sui dati di un solo ospedale, e' di 18 morti e una
cinquantina di feriti, ma appare verosimilmente destinato ad
aumentare. Almeno tre, tutti civili, sono i morti a Mossul.
Epicentro
degli attacchi e' stato il quartiere di Choula, abitato in prevalenza
da sciiti: tre autobombe erano state parcheggiate in un raggio
di circa 500 metri e sono esplose simultaneamente alle 20 e
30 (le 16:30 gmt). Uno dei micidiali ordigni era stato piazzato
di fronte ad una sede del movimento del religioso radicale sciita
Moqtada Sadr, un secondo in un parcheggio e il terzo in una
strada commerciale.
Non
c'e' stata nessuna immediata rivendicazione, ma stamane il gruppo
del terrorista giordano Abu Mussab al-Zarqawi si era fatto vivo
su internet affermando che ''la vittoria arrivera' presto''
e annunciando che decine di iracheni sono pronti ad immolarsi
in missioni suicide contro le forze di occupazione.
Replicando
indirettamente al ministro degli esteri iracheno Hoshyar Zebari,
che ieri aveva affermato che i volontari per gli attentati suicidi
sono tutti stranieri, il gruppo di al Qaida operante in Iraq
ha riferito della avvenuta costituzione di una ''unita' di martiri'',
battezzata 'Al-Ansaar' e dipendente dalla brigata al Baraa Ibn
Malek, composta interamente da volontari iracheni. La nascita
della brigata Malek era gia' stata annunciata il 1 giugno con
un messaggio sonoro, che indicava come capo l'emiro Abu Dujana
al-Ansari. La novita' e' rappresentata dal fatto che a comporla
sarebbero unicamente aspiranti martiri iracheni.
Poche
ore prima dell'apparizione del comunicato del gruppo di Zarqawi,
il generale statunitense John Vines, che comanda le forze multinazionali
in Iraq, aveva affermato che a compiere gli attacchi contro
le truppe americane sono individui prezzolati. ''C'e' gente
- ha detto il generale Vines in una video-conferenza da Baghdad
al Pentagono - che vuole vedere il caos in Iraq e che paga tra
i 100 e i 150 dollari a quanti collocano ordigni esplosivi lungo
le strade dei convogli americani e li fanno saltare''.
Fra
attentati suicidi e azioni di guerriglia, le forze americane
in Iraq continuano a pagare un alto tributo di sangue: l'ultima
vittima - di cui si e' avuto notizia oggi - e' un soldato ucciso
ieri da colpi d'arma da fuoco durante combattimenti avvenuti
presso Ramadi, 100 km a ovest di Baghdad.
E
nella capitale irachena continuano anche gli omicidi politici:
oggi sono stati uccisi un professore universitario e un influente
avvocato, entrambi impegnati politicamente in movimenti sunniti.
Abdel Sattar al-Khazraji, professore della facolta' di ingegneria
ed esponente del Partito Islamico, il principale movimento politico
sunnita iracheno, e' stato assassinato mentre usciva da casa.
Jassem Mohmmad Michaal al-Issaui, 51 anni, e suo figlio Mohammad,
di 15, sono stati invece falciati a raffiche di fucili mitragliatori
mentre percorrevano in automobile una strada del quartiere di
Choala, nel nord della capitale irachena. Al-Issaui apparteneva
al potente clan sunnita Abu Issa ed era fra l'altro avvocato
e portavoce del Consiglio supremo della fatwa, il piu' autorevole
organismo religioso sunnita in Iraq.
Continuano
anche i rapimenti di cittadini stranieri: la tv satellitare
del Qatar al Jazira ha diffuso un video in cui compare un cittadino
turco identificato come Ali Abdallah Ali. I rapitori hanno dato
tre giorni di tempo al governo di Ankara per cessare il suo
sostegno alle forze Usa. Unica buona notizia della giornata,
la liberazione di un filippino tenuto prigioniero dal novembre
2004. Roberto Tarangoy, un contabile di 31 anni che lavorava
a Baghdad per una societa' saudita, era stato sequestrato insieme
ad un americano, un nepalese e tre iracheni. Gli ultimi quattro
erano stati successivamente rilasciati, mentre dell'americano
non si sono avute piu' notizie.
FINI:
RITIRO DA IRAQ DOPO GARANZIA ONU E AVANZAMENTO POLITICO
La forza multinazionale rimarra' in Iraq fino a quando le autorita'
irachene lo chiederanno, e fino a quando vi sara' una ''garanzia
e copertura'' come quella data attualmente dall'Onu. E, comunque,
l'Italia ''non prendera' decisioni se non insieme ai suoi alleati''.
Con queste parole il ministro degli esteri Gianfranco Fini ha
ribadito la posizione internazionale ed italiana sul ritiro
dei contingenti militari all'Iraq.
I
tempi del ritiro, ha confermato Fini, sono ''strettamente collegati''
alle condizioni di sicurezza, alla richiesta delle autorita'
irachene e all'avanzamento del processo politico e di democratizzazione
iracheno.
Della
questione non si e' parlato oggi a Bruxelles in quanto non era
nell'agenda della conferenza internazionale. L'unico a farvi
formalmente un accenno e' stato il ministro degli esteri britannico
Jack Straw il quale ha ribadito che i soldati rimarranno fino
a quando lo chiederanno le autorita' irachene.
DAL
VERTICE DI BRUXELLES UN SOSTEGNO PIU' FORTE A BAGHDAD
La comunita' internazionale che e' stata ''profondamente divisa''
sull'Iraq oggi comprende che non c'e' una strada alternativa
al sostegno alle autorita' irachene nel lungo, travagliato ma
positivo processo politico'' attualmente in corso nel Paese.
E' questa la considerazione del ministro degli esteri Gianfranco
Fini, a margine della conferenza internazionale sull'Iraq oggi
a Bruxelles.
''L'obiettivo
primario del summit - ha detto Fini -e' stato quello di far
sentire alle autorita' irachene la solidarieta' e il sostegno
della comunita' internazionale. Abbiamo messo gli iracheni al
centro della conferenza - ha detto ancora Fini - ricordando
che cio' non era pienamente accaduto al vertice di Sharm El
Sheik dove erano presenti una ventina di delegazioni contro
le circa 80 delegazioni presenti invece oggi al Iustis lipsius
della capitale belga.
ANNAN:
DARE RISPOSTE POLITICHE
In Iraq ''ristabilire la sicurezza deve essere una priorita',
ma alla fine i problemi politici richiedono soluzioni politiche'':
lo ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi
Annan intervenendo alla Conferenza internazionale sull'Iraq
aperta stamani a Bruxelles.
''Senza
un processo di inclusione, qualsiasi iniziativa sulla sicurezza
probabilmente non dara' risultati duraturi'', ha sottolineato
Annan, ricordando nel contempo il ruolo che l'Onu sta giocando
a Baghdad.
Nel
rilevare che ''i compromessi e la riconciliazione sono la strada
da seguire per andare avanti'', Annan ha sottolineato che ''l'Iraq
deve unirsi nella preparazione della nuova Costituzione, in
un processo che sia inclusivo e trasparente, rispondendo alle
richieste di tutti i costituenti''.
''Il
raggiungimento del consenso sulla nuova Costituzione richiedera'
compromessi, ma abbiamo visto che tali compromessi sono possibili
e che hanno dato i loro frutti'', ha aggiunto Annan, ricordando
inoltre che ''la scorsa settimana e' stato raggiunto un accordo
che permette ai rappresentanti sunniti di prendere parte al
comitato che preparera' la Costituzione.
Nel
suo discorso, Annan ha infine ricordato l'importanza della ''normalizzazione
dei rapporti del paese con il resto del mondo e del suo status
nella regione'', mentre sul piano economico il segretario generale
dell'Onu ha sottolineato che bisogna accelerare i progressi
nelle aree della ricostruzione, dello sviluppo e dell'assistenza
umanitaria.
RICE:
IL PAESE NON PORTI DA SOLO LE RESPONSABILITA'
Il governo dell'Iraq ''non portera' da solo il fardello delle
responsabilita''' del paese: lo ha detto il segretario di stato
Usa, Condoleezza Rice, intervenendo alla conferenza internazionale
sull'Iraq a Bruxelles.
Nel
sottolineare che ''l'Iraq ha i propri obblighi'', Rice ha spiegato
che ''il nuovo governo deve continuare a migliorare la sicurezza,
liberalizzare l'economia e aprire lo spazio politico a tutte
le componenti della societa' del paese che rifiutano la violenza''.
JAAFARI:
TERRORISMO NON RISPETTA FRONTIERE
''Il terrorismo non rispetta frontiere'': lo ha sottolineato
il premier iracheno, Ibrahim Al Jaafari, nel suo intervento
alla conferenza internazionale sull'Iraq promossa da Ue e Usa,
aperta stamani a Bruxelles. Nel ricordare che il terrorismo
e' un ''nemico da combattere tutti insieme'', che attacca ''l'umanita'
nel suo insieme'', il premier iracheno ha sottolineato che contro
il terrorismo ''sono necessari non solo le condanne ma anche
meccanismi e azioni'', assicurando inoltre che nel paese ci
sia il rispetto dei diritti umani''. Al Jaafari ha sottolineato
che ''la sovranita' dell'Iraq va rispettata'' e che nel contempo
Baghdad ''rispetta la sovranita' dei paesi vicini, fatto che
e' il fondamento della nostra politica estera''. Il premier
ha quindi ricordato che il governo di Baghdad punta ad una paese
''stabile economicamente e politicamente, con elezioni libere
e trasparenti''. ''Non vogliamo vivere nell'oscurantismo'',
ha aggiunto il premier, ricordando le enorme potenzialita' delle
risorse economiche irachene.
STRAW,
COMUNITA' INTERNAZIONALE ORA E' UNITA
La comunita' internazionale ''e' unita nel sostenere un Iraq
democratico''. Lo ha dichiarato oggi il ministro degli Esteri
britannico, Jack Straw, entrando alla conferenza internazionale
sull'Iraq apertasi a Bruxelles.
E'
un ''giorno molto importante'', ha spiegato Straw, rimarcando
che ''la comunita' internazionale, profondamente divisa prima
e durante le azioni militari in Iraq, ora si trova unita per
sostenere attivamente la costruzione di un Iraq democratico,
pacifico e prospero''.
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