(Santo
Domingo, Natale 2004).
2005!!:
il nuovo anno è appena in fasce, e ancora abbiamo nella
mente e negli occhi l’ apocalisse in Asia, con migliaia di
vittime. Il 2004 si è chiuso male, con una tragedia mai
vista forse nella Storia o a memoria di uomo. Non ci rimane altro
che pregare per la loro salvezza presso il Creatore, cosi’
come fanno con fatalismo i credenti. E adesso tutti noi auspichiamo
un 2005 di pace e serenità, in salute e in prosperità,
senza piu’ tragedie naturali, possibilmente con meno guerre
possibili, con meno atti terroristici. Bene, e’ normale che
sia così; la speranza per un futuro migliore e’ una
costante nelle vicende di tutti noi. E a proposito di ricorrence
natalizie, mi piace ricordare che vi sono alcune regioni d’
Italia, come la Calabria, in cui nel periodo del passaggio da
un anno all’ altro, si va in gruppo da una persona e “si
canta la canzone “. E`una cosa simpatica, un residuo della
cultura della antica Magna Grecia, e’ una sorta di sceneggiata-commedia,tra
il serio e il faceto. E si mescolano a rimpiattino allusioni e
mezze verità, e i riferimenti non vogliono essere mai offensivi
o irriverenti, ma evocativi e a volte si straripa in benevoli
e allegri richiami e accenni. E' un atto di amicizia. Molte volte,
io ed alcuni amici, siamo andati in giro a scegliere il personaggio
dell’ anno e gli abbiamo “cantato la canzone”;
eravamo giovani universitari dalle belle speranze e illusioni.
Ci divertivamo anche così .
Mi piace ricordare una speciale “canzone “ da fine d’anno:
la cantammo al Ministro dei Lavori Pubblici, on. Giacomo Mancini,
scomparso da qualche anno quasi novantenne; era il personaggio
in quella epoca piu’ popolare e discusso della Calabria e
in Italia; andammo a Cosenza, e gliela cantammo sotto casa. Finita
la “canzone”, per molti aspetti, adesso lo riconosco,
”audace e fortemente sarcastica“, il Ministro Mancini
ci inviò la sua scorta e ci invitò nel suo vasto
ed elegante salotto ricco di quadri e di anfore antiche, e ci
offrì vino rosso e dolciumi calabresi. Se la spasso’
tanto con noi, dalle ore 17 fino alle dieci di sera; fu una meraviglia.....
Rideva come un pazzo per le cose che gli “cantavamo”,
e ci rispondeva con battute mordaci e intelligentissime ricche
di citazioni di autori classici. Un uomo incredibile, di una umanità
avvoltente, il sorriso come un continuo ghigno benevolo e malizioso.
Eravamo in 15, era tardi e molti di noi dovevano tornare a Reggio
o a Locri: ci offrì un albergo per la notte. Salutandoci
ci disse: “ Non so dove vi porterà la vita, questa
e’ una terra ingrata che perde i migliori figli...... ma
ricordatevi di non dimenticare di cantare “la canzone di
fine d’ anno“ a chi vi pare. Anche se siete soli, pensatela
di cantare. O scrivetela... E' segno che siete uomini liberi.......”.
E si allontanò risucchiato da un gruppo di assistenti e
guardiaspalle. Grande Mancini!! Grande Calabrese!!!...
LA CANZONE DI FINE D’ANNO PER SFARA
E IL SEGRETO DEL
“ DISCORSO SILENZIOSO” .
Memore dell’ insegnamento di questo grande Maestro di socialità
e umanità che ho avuto l’ onore di conoscere, quest’
anno canterò la canzone al Calabrese Dott. Giorgio Sfara,
Ambasciatore d’ Italia: è certamente il Personaggio
dell’ Anno. In realtà ho saputo che uscirà,
edito da Mondadori, un libro dal titolo “Senza Radici”;
parlerà di Santo Domingo, del popolo domenicano e degli
Italiani qui residenti: sono stato a lungo intervistato dagli
autori, spero che abbiano concluso un ottimo lavoro. Pare che
ci sia un odore di santa alleanza tra temperamenti e caratteri
diversi, non l’ ho capito bene; pero’ così si
dice. Finita l' epoca della incomprensione fra Ambasciatore Sfara
e Dirigenti di Associazioni di Italiani all’ estero, è
arrivato il tempo di una tacita alleanza, sotto l' egida della
comune identità cristiano-europea-italiani all’ estero.
Sarà sempre l' Università lateranense, aula magna
e pompa magna, a fornire la cornice per il prossimo solenne annuncio,
con Giorgio Sfara e Signora in cattedra, impettiti Vice-consoli
onorari in prima fila, Giuseppe De Filippo con camicia a fiori
e cravatta gialla nella parte dell' animatore, un pubblico folto
e festante: il discorso introduttivo sarà fatto da Enzo
Mastrollili, memori tutti dell’ alto contenuto emozionale
e incredibili capacità di sintesi dimostrate in occasione
del suo intervento presso la statua dedicata allo Immigrante nella
prima celebrazione il 5 dicembre della “Giornata dell’
Immigrante Italiano“: tutti noi vogliamo capire da lui la
tecnica per comunicare in silenzio e con particolare movenza del
viso e degli sguardi. Veramente ammirevole e sorprendente; e’
proprio vero, nella vita non si finisce mai di imparare. Diceva
Eraclito di Efeso: “Per quanto tu possa camminare, e neppure
percorrendo intera la via, tu potresti mai trovare i confini dell'anima:
così profondo è il suo lògos”.........
Ecco!!! deve essere questo il segreto del “Discorso Silenzioso
“.....e Mastrollili lo sa.!!
Spinta comune della tacita allenza è la preoccupazione
per una Colonia Italiana in Repubblica Dominicana in crisi di
identità, preda del relativismo culturale. Cose serie,
cose grosse. Meno male.Un momento: si parlerà anche del
Comites, pero’ nessuno sa che cosa sia e come descriverlo;
si dice che sia una “bestia post-moderna” con dodici
teste senza gambe e pertanto non sa camminare, e non si sa da
quale pianeta arrivi e dove vuole andare. Si dice che chi non
ha gambe puo’ solo strisciare: un mistero che la Dottoressa
Anna Sabato si affanna di risolvere con la grande comprensione
di molti dirigenti-Comites. Il libro “Senza Radici”
dice che ne parlerà nella edizione successiva.
LA SINDROME DELL’ ISOLA DEGLI AMBASCIATORI
Con i continui avvicendamenti Diplomatici di stagione si è
diffusa una nuova malattia: la sindrome dell' isola degli Ambasciatori.
Si potrebbe definire così quel senso di spersonalizzazione,
frustrazione, isolamento e avvilimento che colpisce chi, nel chiuso
di una stanza chiamata “Ufficio dell’Ambasciatore”
segue le vicende degli Italiani incollato ad uno schermo del Computer:
il dott. Giorgio Sfara, masticando gomme americane verdi a getto
continuo, lampeggia il suo desiderio di partecipazione; domanda
sempre, allo interlocutore di turno: “ Che si dice?”.
Fa tenerezza, sembra svagato ma non lo è. Si trova in compagnia
della propia solitudine, carica della sensazione dei centinaia
di libri che ha letto e leggerà; è un uomo onesto
mandato all' estero a dire con schiettezza "raffinatezze
eleganti" per il bene del suo Paese, un emigrante calabro
di alto rango che ha quasi sempre il viso chiuso come un pugno
surreale. Ma la mente attenta, tesa alle nuvole di parole che
rigirano dentro la sua testa: i libri sono fatti di parole, o
no?. Non è comunque un uomo svaporato, ma sa apparire e
comparire, e sa manifestare le sfumature di una crescita umana
silenziosa e sofferta, con una itellettualità ricca di
sottointesi che bisogna essere in grato di interpretare. A puntare
il dito, comunque, verso la sindrome dell' isola degli Ambasciatori
sono neurologi e antropologi riuniti nel convegno "La nuova
solitudine". L' allarme, spiegano, non riguarda più
soltanto la cultura, ma investe la sfera della salute e del benessere.
Costretto ad inseguire modelli e istruzioni e messaggi romani,
il nostro dott. Giorgio Sfara vive con delusione le occasioni
offerte ad altri e avverte come una privazione insopportabile
la visibilità negata, quel non essere mai sotto l' occhio
per chi deve indicare sedi diplomatiche ambite, come Londra ,Mosca
,NY. "La sindrome dell' isola degli Ambasciatori"
- spiega Rosario Sorrentino, membro dell' Accademia americana
di neurologia - "colpisce un numero crescente del Corpo diplomatico,
delusi perche' estromessi da quella che ritengono la vita vera,
vissuta dai personaggi Romani-televisivi". Tutt' altro che
trascurabili, sottolinea il neurologo, i sintomi di questa nuova
forma di disagio; forte senso di insicurezza, ridotta autostima,
ansia, depressione, aggressivita' e cambiamenti d' umore: famose
sono in verità le appassionate impennate, a volte giustificate,
del dott. Sfara. Quando qualcuno gli dice che “alcune cose
in Ambasciata non funzionano”, il Dott. Sfara risponde: “ma
sono io il primo a dirlo........!!......”. Veramente disarmante,
anche quando ricorda che il personale che ha a disposizione e’
fermo al 2000 con 4 persone in meno. Non penso che soffra di anomali
comportamenti alimentari fino a raggiungere anoressia o bulimia.
Non credo che tutti questi sintomi siano attribuibili al Dott.
Giorgio Sfara, possibilmente il nostro Ambasciatore fa eccezione;
e’ formalista, crede nelle regole delle etichetta; per chi
vuole investire in Repubblica Dominicana egli confessa opinioni
realistiche e raggelanti, in una visione internazionale del problema
dello sviluppo economico del capitalismo rampante: veramente sorprendente!!
Intelligente. Informato. Alla Farnesina hanno un incredibile positivo
ricordo di lui, alcune signore o signorine sapendo che io vivevo
in Santo Domingo, mi hanno raccomandato “con calore”
di porgere i loro saluti al nostro illustre Ambasciatore. Bravo
il nostro dott. Sfara, complimenti vivissimi!!! Spero tanto di
incontrare un giorno questo benedetto Dott. Sorrentino per farmi
chiarirere le idee su una circostanza: alcuni lo chiamano in pubblico
“Giorgio,Giorgio..”.... altri in attesa di essere ricevuti
dicono “..........adesso arriva Giorgetto.. vedrai che sistemiamo
la cosa.........”. Mha, che dire!!??......... A Milano quando
dicono “arriva Giorgio ...”, significa dire ........”.....
stai attento che è uno che se la canta “....riferendosi
a Giorgio Gaber......”. Pero’ non e’ il caso della
nostra stimata Eccellenza: i Calabresi sono tosti e non se la
cantano....anzi, fanno cantare gli altri. Eppure alcuni lo chiamano
..”Giorgio .....Giorgetto”........... E' mai possibile
che vendano la Sua pelle, e lui non se ne accorga?!.
Sulla stessa lunghezza d' onda di Sorrentino, vi è Cecilia
Gatto Trocchi, docente di Antropologia alla Terza universita'
di Roma, che accusa anche molti messaggi ministeriali o comportamenti
di “lavoratori“ delle Ambasciate in generale, ispirati
a modelli di vuoto individualismo. "Nell' ultimo quarto di
secolo si e' sgretolato il tessuto sociale-Diplomatico che si
manifestava in diverse forme di comunita', dalla famiglia estesa
ad altre forme di aggregazione. Tutto e' stato immolato sull'
altare dell' esaltazione dell' individuo, inneggiando alla diplomaticità
senza limiti, proponendo il disinteresse al bene comune e la sottomissione
a modelli consumistici e competitivi: con l’ avvento di Internet
non si capisce che cosa devono fare piu’ gli Ambasciatori...””.
Ammonisce Sorrentino: "Serve una task force realmente operativa
composta da esperti della comunicazione e del disagio diplomatico-comportamentale
per valutare preventivamente l' impatto che certe manifestazioni,
come quella della grandiosa e affollata da 5000 Italiani celebrazione
a Santo Domingo del 12 ottobre dedicata a Cristoforo Colombo,
possono avere sul pubblico e in particolare sui giovani".
La ricetta di Gatto Trocchi punta a "riguadagnare la diplomaticità'",
guardando ad altri modelli vincenti, basati su dialogo e confronto.
"Il concetto base - avverte - deve essere quello di rifondare
l' agora', il luogo dell' impegno collettivo, spazio privato e
insieme pubblico in cui e' possibile esporre e condividere i problemi:
insomma lo spazio di una non-Ambasciata, o di una Ambasciata abolita
perche’ inutile; tanto i Capi di Stato si parlano tra
di loro con internet e in video conferenza, perchè e’
necessario un Ambasciatore?. È certo comunque che il
dott. Sfara rappresenta per la Ambasciata d’ Italia in Santo
Domingo una sorta di SPARTIACQUE: si dirà l’ Ambasciata
prima e dopo Sfara.......e se ci sarà questa riforma DI
ABOLIRE LE AMBASCIATE EGLI PASSERÀ ALLA STORIA DIPLOMATICA
COME L’ UOMO DELLE BUENE INTENZIONI......". È
chiaro che si sottointende un giudizio positivo, rispetto a precedenti
“Diplomatici” che hanno, in tempi passati e recenti,
messo a ferro e fuoco la vita e l’ attività della
Ambasciata d’ Italia in Santo Domingo, SFILANDO ANCHE IN
MANIFESTAZIONI DA CARNEVALE SU CARROZZE CON PENNACCHI COLORATI
E LE RAGAZZE DEL JARAGUA NOTTURNO.
Ho fatto una incredibile scoperta: io ho dei parenti che frequentano
il Presepe preparato dal Dott. Sfara nella sua casa; in occasione
di un ricevimento natalizio il nostro Ambasciatore illustrando,
in mia presenza, il Presepe al Nunzio Apostolico Ambasciatore
del Papa di Roma, diceva..........”. ecco questa e’
la filusaa..... parente di Filosa ...”, ed indicava una donna
che con un attrezzo lavorava la lana. Il Nunzio Apostolico ha
annuito e mi ha guardato serio serio. Il dott. Sfara impassibile.
Che cosa.... Il prossimo anno se arriva qualche altro mio parente
nel Suo Presepe, mi avvisi esimia Eccellenza per svolgere i miei
doveri di buona accoglienza.
Fare una buona “canzone di fine d' anno” vuol dire essere
un diplomatico brillante. Il problema è identico in entrambi
i casi: sapere esattamente quanto olio bisogna mettere assieme
all'aceto. Non so se ci sono riuscito.
Caro Compaesano dott. Sfara, “ me vuddre ru sangu “,
spero tanto che non mi dica....” Filosa, Tieni a vucca cumu
nu cantaru.....”........ A la prossima, Calabria Mia!!!!!
Ermanno
Filosa |