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I
poveri ricchi ?
Accesero "il miracolo economico" degli anni ' 50.
I bilanci italiani e i soldi dall' estero.
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Gli
italiano all' estero, si dice, sono una risorsa. A volte,
pero', non si fa il giusto approfondimento del ruolo che hanno
avuto negli interessi dell' Italia le ripetute ondate emigratorie
degli ultimi cento anni. I trasferimenti unilaterali, invero,
dei lavoratori residenti all' estero, conosciuti come rimesse
degli emigrati, costituiscono da sempre una risorsa importante
per l' economia italiana. Ancora nel 1998 hanno rappresentato
un introito per le casse dello Stato pari a circa 120mila
miliardi di lire.
A fronte di queste entrate, la finanziaria relativa allo stesso
anno ha appena stanziato due miliardi e mezzo a favore delle
collettività tricolori all' estero, pari allo 0,2 per
cento del contributo diretto delle genti d' oltremare. Il
Presidente Berlusconi dovrebbe, nei prossimi anni almeno triplicare
questi stanziamenti: è una giusta ricompensa di solidarietà
alla immigrazione secolare che ha costituito una parte del
polmone economico dell' Italia. Insistermo molto su questo
punto.
Le rimesse degli emigrati sono state un tesoro per l' Italia
fina dalla comparsa del fenomeno migratorio. Già fra
il 1901 e il 1910 i trasferimenti degli italiani all' estero
costituivano il 25 per cento della bilancia dei pagamenti.
E nel secondo dopoguerra hanno acquistato un valore strategico
per il rilancio dell' economia nazionale: sono in tanti a
considerare questa voce della bilancia commerciale il vero
motore della ricostruzione italiana e il miracolo economico
degli anni '50.
Secondo i dati dell' Ufficio italiano cambi, le rimesse si
aggiravano intorno ai 32 milioni di dollari nel 1947. Con
l' incremento dell' emigrazione nel '49 sono passate a 90
milioni di dollari, a 102 milioni di dollari nel 1952. Nel
1958, a 246 milioni di dollari nel 1959 e a 288 milioni di
dollari nel 1960. In totale, le rimesse effettuate mediante
canali ufficiali dal 1945 al 1960, sono state pari a due miliardi
e quaranta milioni di dollari.
Dopo una fase di progressivo calo fino al 1994, nell' ultimo
triennio la tendenza è nuovamente in aumento. Nel 1997
gli italiani residenti all' estero hanno inviato in Italia
sotto forma di rimesse in valuta pregiata 3.933 miliardi di
lire, con un incremento dello 0,97 per cento rispetto all'
anno precedente (secondo i dati diramati dallo Ufficio studi
da Banca d' Italia).
Queste cifre - fa notare il grande economista Monti - sono
approssimate per difetto, perché non considerano la
quantità di valuta pregiata entrata in Italia mediante
canali non ufficiali: basti pensare ai i risparmi che gli
emigrati mandavano alle famiglie affidandolo ai connazionali
che rimpatriavano.
Per stimare correttamente il contributo che gli emigrati hanno
dato e continuano a dare all' economia nazionale, bisogna
considerare "l' indotto degli italiani all' estero".
Già in uno studio edito dalla Bnl nel 1955 Francesco
Masera sottolineava il loro contributo all' esportazione,
spiegando che "gli emigrati italiani conservano e diffondono
abitudini di consumo che accrescono la domanda di beni provenienti
dalla madre patria".
Se
si analizzano i dati forniti dall' Ice (Istituto per il commercio
con l' estero) per aree geografiche, si vede che nei Paesi
nei quali più consistente è la presenza dei
nostri emigrati il saldo fra importazioni ed esportazioni
è attivo a favore dell' Italia. Ed ancora oggi il mercato
diretto e indiretto dei beni e dei servizi italiani all' estero
è in larga parte alimentato da collettività
che ancora vivono e consumano all' italiana, creano ditte
d' importazione di prodotti italiani, attrezzano le proprie
fabbriche con macchinari italiani, ma soprattutto italianizzano
lo stile di vita delle comunità locali influenzando
inconsapevolmente, capillarmente e perciò definitivamente
i gusti delle società di insediamento.
Secondo,
il Ministero commercio estero italiano si può ragionevolmente
affermare che un terzo dei volumi delle esportazioni italiane
è da attribuirsi alla presenza della rete delle comunità
italiane all' estero; e la riprova la abbiamo qui in Santo Domingo,
dove, ad esempio, un giovane importatore di prodotti alimentari
di nota marca, in 10 anni è riuscito a " farsi un
solido mercato" ed un meritata piccola ma solida fortuna
personale: mi costa che aveva iniziato appena con 10 mila dollari.!!.
Adesso importa ..........per molto di più. Se lo merita,
ed offre il piacere di gustare degli ottimi ingredinti per fare
la cucina mediterranea, salutare e saporita.
Auguro ancora tanta buona fortuna, al mio amico Leonardo lavoratore
serio e tenace.
AD MAJORA!!.
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Il dott. Ermanno Filosa, vive in Santo Domingo,
è Presidente dell' Associazione di italiani "
AZZURRI NEL MONDO - FORZA ITALIA", e componente del COM.IT.ES.
(COMITATO DEGLI ITALIANI ALL' ESTERO - CIRCOSCRIZIONE CONSOLARE
DI SANTO DOMINGO - HAITI - GIAMAICA)
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