TERRORISMO,
TRA FANTASIA E REALTÀ.
Santo Domingo, Luglio 2005 - Se è vero, come sembra,
che i kamikaze di Londra altro non erano che quattro «bravi»
ragazzi britannici, con origini pakistane, e che poco più
di un viaggetto in quelle terre li ha trasformati in automi
senz' anima, allora è chiaro che siamo paurosamente
in ritardo. Un ritardo culturale, politico e legislativo che
ci sta costando centinaia di morti, un' ipocrisia che ha cambiato
per sempre il nostro approccio alla vita quotidiana. . Tutelarci
adeguatamente è più di un' emergenza, è
una speranza, un imperativo categorico. Il terrorrismo
non si combatte con le caramelle.
Ci siamo assuefatti: le trombe squillano a lungo per avvertire
gli uomini dell' imminente pericolo. Ma è giunta come
un sibilo perenne, un rumore , un botto nel cuore d' Europa,
ci ha frastornati. La strage di Londra era una tragedia attesa;
nessuno, purtroppo, ha potuto sorprendersi, ma la finezza
strategica del terrorismo islamico, come sempre, è
andata oltre. Per un solo giorno in cui l' opinione pubblica
di mezzo mondo era concentrata esclusivamente sul G8, sulla
povertà, sul clima, sui soliti per nulla originali
no-global, in quel preciso istante di massima risonanza mediatica
mondiale, sono esplose le bombe di Londra. Avvertiamo un senso
di impotenza, di paralisi, di paura, ma anche di speranza
nel vedere una città, un Paese, un leader, colpiti
ma non piegati, sconvolti ma non annichiliti, a pezzi ma mai
sconfitti. Americani e inglesi conoscono bene i loro nemici;
sono Paesi consapevoli anche dei propri errori, sono Paesi
che si prendono le proprie responsabilità, che agiscono
e reagiscono, e che dopo l' 11 settembre hanno deciso di raccogliere
la sfida e da allora combattono con le unghie e con i denti.
Altro che spagnoli!!!.
Il terrorismo islamico uccide e distrugge con una ferocia
e una frequenza inaudite, perché il nemico si scatena
sempre nel momento in cui i suoi progetti e le sue finalità
vengono seriamente contrastate. Ora, dopo questa ennesima
tragedia, tutti riconoscono la necessità di un adeguamento
normativo alle legislazioni vigenti in tema di terrorismo
islamico. Ma trovare soluzioni soddisfacenti ed efficaci non
sarà facile senza intaccare quell' ipocrisia culturale
che perseguita l' Europa da decenni dell' azione con l' abbondanza
delle parole. Non sarà un caso che neanche la BBC usi
comunemente termini come «terrorismo islamico»,
«terroristi» o «kamikaze». E che dire
della posizione assunta da Prodi, all' alba dell' invito del
governo a non dividersi di fronte alla minaccia globale?
Come si fa a non capire che l' abbandono dell' Iraq e la negazione
preconcetta della possibilità di usare la forza sono
posizioni che premiano gli orrendi sforzi dei terroristi?
Come si fa a non capire che ogni segnale di cedimento, ogni
mancato riconoscimento di uno stato di guerra globale voluto
e scatenato dal terrorismo islamico è uno sprone, un
punto a favore di chi non anela altro che alla totale disfatta
dell' Occidente? L' Italia in questo è davvero paradigmatica;
si dice che la guerra al terrorismo va portata avanti a colpi
di intelligence, che sarebbe più che sufficiente. Ah
si? E quando i servizi segreti ci si metteranno davvero d'
impegno, gli notificheremo un mandato di cattura per ogni
ovvia violazione che compiranno in giro per il mondo? Oppure
discuteremo per anni su quali brandelli di libertà
potremmo perdere con leggi più appropriate all' emergenza,
senza pensare che la posta in gioco riguarda la libertà
di continuare ad esercitare tutte le nostre libertà?
Perché l' idea di leggi speciali oggi scandalizza e
preoccupa, in un Paese in cui, in parte, sono ancora in vigore
quelle emanate per contrastare le BR? Che significa esattamente
combattere il terrorismo con le armi della democrazia !?.
Se poi vogliamo a tutti i costi perdere tempo a scagliarci
contro noi stessi, facciamolo pure, ma poniamoci delle domande:
dov' erano l' ONU e l' Unione Europea mentre il comunismo
sovietico si dissolveva e gli equilibri mondiali cambiavano
per sempre? Mentre la tacita alleanza strategica antioccidentale
islamico-sovietica si sgretolava con la guerra russa in Afghanistan,
producendo ovunque schegge impazzite? Dov' eravamo tutti mentre
il già noto Bin Laden ordiva gli attentati contro gli
Stai Uniti del 1993, 1996, 1998, 2000, fino ad arrivare a
quella mattina dell'11 settembre in cui, di colpo, ci sembrò
che tutto era cambiato? Il punto è che non fu di colpo,
il punto è che abbiamo deliberatamente dormito finché
la tragedia si è fatta più grande del nostro
sonno. E dov' erano tutti i sapientoni nostrani, gli intellettuali
e i politologi che capiscono sempre dove va il vento, ma non
hanno mai pensato che il multiculturalismo indotto fosse una
scorciatoia pericolosa e inutile alla realizazzione del grande
sogno di una civiltà globale pacifica?. Dov’ erano
i nostri migliori cervelli della inteligence dei servizi segreti?.
Mangiavano e bevevano nelle trattorie romane, tra balli e
canti. O andavano ai caraibi in caccia...di belle e facili
donne; li abbiamo visti, eppure dicevano che erano in missione!!!.
Cose da pazzi.
di Ermanno Filosa