La
battaglia di Don Giussani per la libertà dell’ uomo,
tra religiosità e potere
Per
ricordare Don Giussani nella settimana della sua morte,
ti offriamo un documento tratto dal Foglio e datato 8 marzo
1986 (tanti anni prima dell’ 11 settembre) in cui il leader
di Cl spiega il rapporto tra cristianesimo e cultura occidentale.
di Ermanno Filosa
"Che
cosa pensi della cultura occidentale?
Questa domanda per noi è importante perché viviamo
in un paese che vuole essere l’ espressione realizzata
dell’ occidente. "Mi pare che sia una domanda onnicomprensiva.
Credo che, innanzitutto, la cultura occidentale possieda dei
valori tali per cui si è imposta e come cultura e operativamente,
socialmente, a tutto il mondo. C’ è una piccola
osservazione da aggiungere: che tutti questi valori la civiltà
occidentale li ha ereditati dal cristianesimo: il valore della
persona, assolutamente inconcepibile in tutta la letteratura
del mondo, perché la persona è concepibile come
dignità esclusivamente se è riconosciuta non derivare
integralmente dalla biologia del padre e della
madre, altrimenti è come un sasso dentro il torrente
della realtà, una goccia di un’ ondata che si infrange
contro la roccia; il valore del lavoro, che in tutta la cultura
mondiale, in quella antica ma anche per Engels e Marx, è
concepito come una schiavitù, è assimilato a una
schiavitù, mentre Cristo definisce il lavoro come l’
attività del Padre, di Dio; il valore della materia,
vale a dire l’ abolizione del dualismo fra un aspetto nobile
e un aspetto ignobile della vita della natura, che non esiste
per il cristianesimo; la frase più rivoluzionaria della
storia della cultura è quella di san Paolo: "Ogni
creatura è bene", per cui Romano Guardini può
dire che il cristianesimo è la religione più "materialista"
della storia; il valore del progresso, del tempo come carico
di significato, perché il concetto di storia esige l’
idea d’ un disegno intelligente.
Questi sono i valori fondamentali della civiltà occidentale,
a mio avviso. Non ne ho citato un altro, perché è
implicito nel concetto di persona: la libertà. Se l’
uomo deriva tutto dai suoi antecedenti biologici, come la cultura
imperante pretende, allora l’ uomo è schiavo della
casualità degli scontri e quindi è schiavo del
potere, perché il potere rappresenta l’ emergenza
provvisoria della fortuna nella storia. Ma se nell’ uomo
c’ è qualche cosa che deriva direttamente dall’
origine delle cose, del mondo, l’ anima, allora l’
uomo è realmente libero. L’ uomo non può
concepirsi libero in senso assoluto: siccome prima non c ’era
e adesso c ’è, dipende. Per forza. L’ alternativa
è molto semplice: o dipende da Ciò che fa la realtà,
cioè da Dio, o dipende dalla casualità del moto
della realtà, cioè dal potere. La dipendenza da
Dio è la libertà dell’ uomo dagli altri uomini.
La
mancanza terribile, l’ errore terribile della civiltà
occidentale è di aver dimenticato e rinnegato questo.
Così, in nome della propria autonomia, l’ uomo occidentale
è diventato schiavo di ogni potere. E tutto lo sviluppo
scaltro degli strumenti della civiltà aumenta questa
schiavitù. La soluzione è una battaglia per salvare:
non la battaglia per fermare la scaltrezza della civiltà,
ma la battaglia per riscoprire, per testimoniare, la dipendenza
dell’ uomo da Dio. Quello che è stato in tutti i
tempi il vero significato della lotta umana, vale a dire la
lotta tra l’ affermarsi dell’ umano e la strumentalizzazione
dell’ umano da parte del potere, adesso è giunto
all’ estremo. Come Giovanni Paolo II ha messo in guardia
tante volte, il pericolo più grave di oggi non è
neanche la distruzione dei popoli, l’ uccisione, l’
assassinio, ma il tentativo da parte del potere di distruggere
l’ umano. E l’ essenza dell’ umano è la
libertà, cioè il rapporto con l’ infinito.
Perciò è soprattutto nell’ occidente che
la grande battaglia deve essere combattuta dall’ uomo che
si sente uomo: la battaglia tra la religiosità autentica
e il potere. Il limite del potere è la religiosità
vera – il limite di qualunque potere: civile, politico
ed ecclesiastico".
Da una conversazione di Luigi Giussani con un
gruppo di Comunione e liberazione.
New York, 8 marzo 1986
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