Perche'
dobbiamo essere buoni, giusti, generosi, entusisasti, perche'
dobbiamo amare il nostro prossimo, spenderci, prodigarci? Ne ricaviamo
qualche vantaggio? Ne veniamo ripagari?
L'
unica risposta onesta e' no. Non e' affatto detto che i meriti
vengano premiati, che i migliori ottengano i riconoscimenti meritati.
I generosi vengono sfruttati dagli egoisti, gli onesti vengono
derubati dai ladri, i miti vengono messi a tacere dagli intolleranti.
Chi ha donato non riceve in cambio in modo proporzionale. Jenner,
che ha eliminato il vaiolo dal mondo, e' morto amareggiato. A
Lavoisier, il padre della chimica moderna, i rivoluzionari
francesi hanno tagliato la testa. Semmelweis, che ha salvato
le donne dalla morte puerperale, e' stato spinto alla pazzia.
Cose
del passato? Ma via! In politica viene ammirato chi e' sprezzante,
alla televisione chi diverte, nei dibattiti chi riesce ad imporsi.
Quando arriva qualcuno molto bravo, i mediocri, per invidia, lo
fanno a pezzi. Quanto piu' lo ammirano nel loro intimo, tanto
piu' lo denigrano.
Sara'
capitato anche a voi di esservi prodigati, di aver profuso, nel
vostro lavoro, tesori di intelligenza e di pazienza. Poi, quando
avete realizzato la cosa piu' bella, al posto di un riconoscimento
avete ricevuto solo uno sguardo di disprezzo, una battuta ironica.
E, dietro questa critica, avete sentito il rancore provocato propio
dal fatto che eravate stati bravi.
Ripetiamo
la domanda. Perche' dobbiamo essere buoni? Ed e' la stessa terribile
domanda che risuona nella Bibbia e nel Talmud. Perche', si chiedevano
gli ebrei, noi che siamo miti, che rispettiamo le leggi dello
Stato e la Torah divina, siamo oppressi e perseguitati dai violenti?
Perche' i giusti soffrono e gli empi sono tranquilli? E trovavamo
la risposta nella fede religiosa. Dio, alla fine, ricompensera'
i buoni e punira' i malvagi secondo giustizia.
Ma
adesso che risposta diamo? Ogni epoca e' costretta a ripetersi
la stessa domanda e a trovare la sua risposta. Nella nostra epoca
disincantata, che non crede nell' inferno e nel parardiso, dovremmo
poter dimostrare con un ragionamento che conviene essere buoni,
darne la dimostrazione scientifica. Ma non c'e' propio nessun
calcolo dei costi-benefici che giustifichi l' essere buoni. Non
"ci si guadagna nulla". E allora, perche' si deve fare?
L'
unica risposta e' questa: per dono, perche' vogliamo bene a qualcuno.
Perche' vogliamo far del bene a nostro figlio, ai nostri amici,
alla nostra citta', alla natura, a chi verra'. Se non c' e' questo
"voler bene" originario, libero, immotivato, gratuito,
questo dono che sorge direttamente dalla nostra natura umana e
dalla nostra liberta', non ci puo' essere nessuna moralita'.
Il
progresso umano avviene perche' ogni uomo e' capace di donare.
Tutta la moralita' del mondo non viene da un calcolo egoistico,
ma da una energia primogenia che porta gli uomini a creare, a
fare di piu', a dare di piu' anziche' prendere. Qualcuno puo'
chiamarlo istinto, ma e' un istinto con cui la natura si contrappone
a se stessa, alle sue stesse leggi, alla pura lotta per l' esistenza,
all' egoismo individuale, di gruppo. E' un andare al di la', trascendersi.
E' questo che hanno fatto Jenner, Semmelweis e milioni di altri
che hanno speso la loro vita lavorando, creando.
Una
leggenda ebraica afferma che il mondo esiste perche' trentasei
giusti, umili e sconosciuti, controbilanciano il male che lo distruggerebbe.
E' una verita' profonda. Per fortuna che i giusti sono molti,
molti di piu'.
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