Vento,
che sussurri parole troppo dolci, non soffiare piú
:
Hai giá smussato i vecchi spigoli, ora puoi riposare.
Verde dei miei occhi, nello specchio, non ti voglio piú
guardare:
Mi fermo invece sulla ruga che tradisce la mía breve
gioventú.
Ascoltando
le canzoni di Dalla e De Gregori,
Distinguo fra la musica un sacco di rumori:
Son quelli delle macchine di periferia bastarda
Fatta di notte traditrice e di luna bugiarda.
A
te, che sola ti consoli, guardando una fotografia
Sognando un mondo piccolo, da girare in un istante;
Come vela un fazzoletto ed io come comandante
Bruceró col sale la tua eterna nostalgia.
Aspetteró
seduto, quindi, il tuo canto di Sirena,
e fumeró nascosto sul dorso di quella balena
bianca e stanca che ho rivisto non tanto tempo fa,
e che ora sembra persa in questa immensa oscuritá.
Ti
ascolto e ti sussurro frasi ormai giá consumate
Da onde e da tempeste che le hanno levigate;
come unica risposta tu mi porgi una conchiglia,
che apro e dentro scorgo qualcuno che invece mi assomiglia.
A
te, che sei stranita da questo mio rapido andare
E confusa, senza faro, navigando in questo mare
Ho dedicato forse appena un miliardo di parole,
e ho intrapreso lunghi viaggi per arrivare fino al sole
e
portartene un po' in casa, anche solo una fiammella,
per farti sapere che per me sei troppo bella,
troppo e basta! Non importa: con questo esprimo tutto.
Quegli altri aggettivi li uso e poi li butto.
Alla
faccia della gente che mi vuole incompetente,
a dispetto di qualcuno che non gliene frega niente;
che ti dicono di sí, pero' che poi non é importante,
che ti rubano e poi scappano con passi da gigante,
ho
deciso di interrompere la dieta dimagrante,
quella a base di silenzio, che é d' oro e di diamante.
Ora attacco manifesti sui muri delle tue visioni,
e riempio di messaggi tutte le mie canzoni.
Cosa credi, che non soffro? Che io sono diverso?
Che non mi si é stretto il cuore ogni volta che ti
ho perso
e rincontrato?, che peccato! Dico che sarebbe stato
Non trovarti, non vederti! Ma mi sono strofinato
Bene
gli occhi, ed ho capito che sei tu che mi condanni,
Che alla fine di ogni giorno non hai mai che cosa darmi,
che il mio essere sensibile no che non passerá con
gli anni,
che non smetteró di usare la parole come armi
nucleari
o piú potenti! Vado avanti e stringo i denti
e non mi fermo, sono pazzo, mi interrompono soltanto
i pianti dei bambini, i singhiozzi dei parenti,
le voci delle anziane che consolano col canto;
mia
madre mentre parla con le sue trenta sorelle,
gli amici che non piangono, risate a crepapelle,
mio padre che ha chiamato, sará per un altra volta!
E mi ricordo tutto a un tratto che la spina non l' ho tolta
É
ancora lí che mi fa male, nel mio dito anulare,
sará forse per questo che non posso suonare
per adesso: forse é meglio, che ne dici?
L' importante, poi, non é restare amici?
A
te che ti guardi nello specchio ogni notte
E ricordi quei tempi che non saranno mai piú:
dedico tutte le mie rime rotte,
sperando che un giorno le aggiusterai tu.
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