Italiani
in Repubblica Dominicana: il secolo XIX
Il XIX secolo vide il maggior afflusso di famiglie italiane alla
parte spagnola. Da Genova giunsero abili uomini di mare, esperti
nell' armare golette e nell' arte della navigazione. Alcuni si
trovavano già nella Repubblica Dominicana prima della separazione
da Haiti, proclamata il 27 febbraio 1844. Il commercio era aumentato
e una piccola borghesia di cui facevano parte anche italiani e
discendenti di italiani, insieme a spagnoli, tedeschi, francesi
e inglesi, non sopportava più le alte tasse imposte da
Haiti per pagare alla Francia il riscatto della propria liberazione.
Nel 1823, Jean Pierre Boyer, capo degli eserciti invasori haitiani
e presidente di Haiti, aveva abolito la schiavitù e iniziato
una riforma agraria, ma verso il 1835 la situazione della parte
spagnola presentava un palese deterioramento a causa dell' identità
nazionale dominicana che si andava formando in contrasto sempre
più netto con quella haitiana.
La presenza italiana nella guerra contro Haiti fu pertanto fondamentale.
Fin dalle sollevazioni del marzo 1844, due importanti italiani,
d' origine genovese, si unirono alle forze indipendentiste: i
marinai e armatori Giovanni Battista Cambiaso e Giovanni
Battista Maggiolo Gemelli. Nella lotta contro Haiti misero
a disposizione del nuovo Stato le loro navi, cioè le loro
proprietà più care, dato che con esse commerciavano
tra la isole. Maggiolo perse nella guerra la María Luisa
e, nonostante il suo contratto con lo Stato, non reclamò
mai il rimborso delle sue perdite. Cambiaso entrò più
a fondo nella lotta, disponendo di risorse maggiori, e fu nominato
ammiraglio. Nel 1856, Maggiolo tornò a Genova e da Genova
i suoi figli vennero in seguito a stabilirsi definitivamente a
Santo Domingo. Cambiaso, una volta terminata la guerra contro
Haiti, rimase a Santo Domingo, senza partecipare al successivo
conflitto contro la Spagna, e giunse ad essere più tardi
console dominicano a Genova nel 1886.
Di questa infornata di italiani è piena la storia repubblicana.
Bisogna segnalare ad esempio le famiglie Ravelo e Pellerano,
anch' esse d' origine ligure. Documenti che mi sono stati forniti
da amici italiani attestano il rapporto tra queste famiglie fin
dalla terra d' origine. Pellerano e Maggiolo erano stati soci
d' affari nel campo della navigazione. Nel 1889, i Pellerano fondano,
con Arturo Pellerano Alfau, il giornale "Listín
Diario", chiuso durante la dittatura di Trujillo nel
XX secolo, e che è oggi probabilmente il più importante
quotidiano del Paese. Dei Ravelo, Juan Nepomuceno, discendente
di genovesi, fu membro nel 1838 della società segreta La
Trinitaria, guidata dal patrizio Juan Pablo Duarte, e partecipò
alle nostre guerre di liberazione.
I Billini, anch' essi discendenti di italiani, furono personalità
di spicco del XIX secolo. Tra di loro ricordiamo Francisco
Gregorio Billini, scrittore, politico e più volte ministro,
che scrisse uno dei romanzi ottocenteschi classici, intitolato
Engracia y Antoñita, considerato un' opera verista
di profonde radici dominicane. Francisco Xavier Billini,
che abbracciò invece la carriera ecclesiastica e fu un
severo oppositore della dittatura di Ulises Heureaux, si considera
il fondatore dei centri di beneficenza e fu lui a scoprire nella
cattedrale di Santo Domingo la cripta in cui riposavano dal 1540
i resti di Cristoforo Colombo. Francisco Gregorio Billini fu eletto
Presidente provvisorio della Repubblica nel 1884 e un altro discendente
di italiani, Juan Bautista Vicini Burgos, ricoprì
la stessa carica nel 1922. La famiglia Vicini ha mantenuto i suoi
rapporti con l' Italia, concretamente con la regione dell' Umbria,
dove possiede ancora vigneti e tenute. Sono importanti produttori
di zucchero e industriali attivi in vari settori.
Marcio Veloz Maggiolo
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