MILANO
MODA
12.01.2003 ANSA
Immaginare
la moda un anno prima, e' difficile per i comuni mortali, non
per gente come Giorgio Armani o Domenico Dolce e Stefano Gabbana
che quasi in veste di sociologi, riescono a intravedere i cambiamenti
di gusto e di costume.
''Quello
che viviamo - spiegano i due creativi - e' un momento sociale
molto interessante. Soprattutto per gli uomini, per i maschi,
la fase e' di grande cambiamento. Sono mutati i simboli, le
nuove generazioni hanno nuovi riferimenti, il potere cui aspirano
e' diverso. Il raffinato-sofisticato-classico dell'uomo arrivato,
in senso tradizionale, non influenza piu' nessuno. Le icone
dei giovani di successo non sono gli altisonanti nomi dei vecchi
imprenditori, sono gente come Eminem, Puff Daddy, Moby.
Ci sono oggi molti nuovi giovani ricchi e non sono i figli di
papa', sono quelli che a trent'anni hanno gia' avuto successo
perche' hanno avuto un'idea, una canzone, un programma, un mestiere
inventato da loro. Sono ricchi precoci ma non ricchi borghesi,
amano il lusso ma trasformano tutto in 'street life'. Il loro
non e' uno stile straccione o cheap, amano i buoni ristoranti
e i preziosi orologi Cartier''. La loro disinvoltura, insomma,
non va confusa con lo snobismo dell'understatement: ''sono ricchi
ma con nuovi riferimenti'', non ambisco alla scalata sociale
di vecchia maniera, concepiscono la cultura in modo diverso
''non sposano ideologie e se adottano l'immagine di un personaggio
non e' detto che ne condividano le idee. Spesso spengono il
tg e chiudono il giornale, linguaggi troppo lontani dai loro.
Ma sono giovani ricchi perche' fanno funzionare la testa non
perche' hanno un nome''. Per questi giovani uomini, il marchio
Dolce & Gabbana presenta oggi una collezione maschia-maschia,
senza le femminilizzazioni cui ci avevano abituati, piena invece
di riferimenti agli astronauti, all'elettronica, al militare
in versione survival, in un mix di oversize e di capi strettissimi.
Anche
Giorgio Armani, presentando la mostra fotografica Athlete, di
Howard Schatz, un trionfo di magnifici corpi sportivi, anticipa
la sua idea della nuova estetica maschile. ''Quando ho visto
le foto di Schatz, ho pensato che fossero il massimo dell'enfasi
sul corpo umano nel senso del rigoglio. Certo e' una scelta,
si puo' anche amare il corpo nel suo abbandono. Ma di queste
foto mi piaceva proprio l'energia''. E non e' un caso che la
mostra venga ospitata proprio negli spazi di Armani/via Manzoni:
''Io ho voglia di andare controcorrente. Quando vedo questi
ragazzotti che non si sa bene cosa siano, con pantaloni di tre
metri di diametro, portati sotto al sedere, ragazzi che si nascondono
dietro ai capelli e si camuffano dentro una tendenza...di trend
naturalmente abbiamo bisogno ma di eccessi no. Sento la necessita'
di ripulire: il jeans, per esempio, e' stato strappato, ricucito,
ricomposto e forse oggi la speranza e' di rivedere un ragazzo
semplicemente in jeans e maglietta''.
Torna
il discorso sul corpo: ''se c'e' un essere maschile degno di
essere visto, che lo si veda. Usiamo il corpo come elemento
di rapporto con gli altri, ritroviamo - e' l'invito di Armani
- un'aria di freschezza e di fisicita' pulita''. Eppure, anche
da Armani non tira aria di 'classico': ''Questi di oggi - spiega
- sono giovani uomini che hanno cambiato il modo di vestire,
che hanno dimenticato il classico e il passato e cercano il
nuovo. Forse finora si e' esagerato nel cambiare in modo stravagante
e bisogna cercare un cambiamento semplice ma non minimalista,
e molto inventivo''. Un esempio: ''la giacca che io indosso,
e' di maglia, ma l'ho realizzata anche in tessuto stretch, sembra
un maglione ma non lo e', e' comoda ma e' elegante''.