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REPUBBLICA DOMINICANA: NOTIZIE


MARCIO VELOZ MAGGIOLO: la forza di un maestro eccezionale, discendente di italiani.


La letteratura dominicana attuale nasce negli anni '60 del XX secolo, dopo il lungo silenzio e isolamento della sordida dittatura di Trujillo. Gli scrittori che iniziavano allora il loro cammino, avidi di apertura e confronto, avevano dietro di sé alcuni grandi dell'esilio, come il politico e narratore Juan Bosch e il poeta Pedro Mir. Furono segnati da una rapida successione di eventi: la guerra civile del 1965, con la seconda occupazione statunitense, e il desolante ritorno a un regime autoritario e privo d.jpgquesti ultimi anni, i governi democratici hanno dato impulso alla lettura e al miglioramento del sistema educativo e la produzione letteraria è cresciuta in maniera significativa. Gli autori più giovani tendono a una contaminazione irriverente di generi e linguaggi. Parlano poco della campagna caraibica e molto dei problemi della metropoli Santo Domingo, del fascino che esercita la colonia dominicana di New York, delle tensioni con gli haitiani con cui condividono l' isola, delle contraddizioni di uno sviluppo evidente ma diseguale, tra angosce collettive e follie private.

L'autore più emblematico dell'ultimo mezzo secolo è Marcio Veloz Maggiolo (nato a Santo Domingo nel 1936), l' intellettuale dominicano più noto all'estero e dal talento più completo, che inoltre ha origini italiane e legami profondi con l'Italia e la sua cultura. Archeologo e antropologo di fama mondiale, è stato direttore di riviste, fondatore di musei, docente in molte università, conferenziere, ambasciatore. Ha ricevuto una serie impressionante di premi letterari e riconoscimenti scientifici in patria e all'estero, è membro di svariate accademie e associazioni e il suo curriculum riempie decine di pagine. In particolare, ha ambientato vari romanzi in un quartiere della capitale, Villa Francisca, attraverso l'intero secolo XX, tra un pullulare di personaggi descritti con polifonica e travolgente umoralità, nell'intento di salvare la memoria profonda e plurale contro l'abbrutimento e l'oblio del potere e della menzogna. La sua prosa è un coro capace di miscelare il pettegolezzo e lo slancio lirico, dove gli abissi visionari individuali si trasformano in un affresco generale di un'epoca e una società.

Ha pubblicato le raccolte di versi El sol y las cosas (1957), Intus (1962), La palabra reunida (1981), Apearse de la máscara (1986); i libri per bambini De dónde vino la gente (1978) e El jefe iba descalzo (1998); romanzi Judas. El buen ladrón (1962), La vida no tiene nombre (1965), Los ángeles de hueso (1967), De abril en adelante (1975), La biografía difusa de Sombra Castañeda (1981), Materia prima (1988), Ritos de cabaret (1991), Uña y carne (1999), El hombre del acordeón (Siruela, Madrid 2002), La mosca soldado (Siruela, Madrid 2004); i saggi bioletterari La memoria fermentada (2000); i volumi di racconti La fértil agonía del amor (1982), Cuentos, recuentos y casi cuentos (1986) l'antologia personale Cuentos para otros milenios (2000). Molte sue opere si trovano nel catalogo dell' eccellente editrice dominicana Cole. In Italia, suoi racconti compaiono nell' antologia I cactus non temono il vento (Feltrinelli) e sono usciti due suoi romanzi, Riti di cabaret (Besa) e La biografia diffusa di Sombra Castañeda (Perosini). Qui offriamo ai lettori un breve estratto del suo ampio studio sugli italiani in Repubblica Dominicana, uscito nel volume collettivo L' isola regalata (Viennepierre), una densa pagina in cui tratteggia la presenza italiana nel XIX secolo.



Italiani in Repubblica Dominicana: il secolo XIX

Il XIX secolo vide il maggior afflusso di famiglie italiane alla parte spagnola. Da Genova giunsero abili uomini di mare, esperti nell' armare golette e nell' arte della navigazione. Alcuni si trovavano già nella Repubblica Dominicana prima della separazione da Haiti, proclamata il 27 febbraio 1844. Il commercio era aumentato e una piccola borghesia di cui facevano parte anche italiani e discendenti di italiani, insieme a spagnoli, tedeschi, francesi e inglesi, non sopportava più le alte tasse imposte da Haiti per pagare alla Francia il riscatto della propria liberazione. Nel 1823, Jean Pierre Boyer, capo degli eserciti invasori haitiani e presidente di Haiti, aveva abolito la schiavitù e iniziato una riforma agraria, ma verso il 1835 la situazione della parte spagnola presentava un palese deterioramento a causa dell' identità nazionale dominicana che si andava formando in contrasto sempre più netto con quella haitiana.
La presenza italiana nella guerra contro Haiti fu pertanto fondamentale. Fin dalle sollevazioni del marzo 1844, due importanti italiani, d' origine genovese, si unirono alle forze indipendentiste: i marinai e armatori Giovanni Battista Cambiaso e Giovanni Battista Maggiolo Gemelli. Nella lotta contro Haiti misero a disposizione del nuovo Stato le loro navi, cioè le loro proprietà più care, dato che con esse commerciavano tra la isole. Maggiolo perse nella guerra la María Luisa e, nonostante il suo contratto con lo Stato, non reclamò mai il rimborso delle sue perdite. Cambiaso entrò più a fondo nella lotta, disponendo di risorse maggiori, e fu nominato ammiraglio. Nel 1856, Maggiolo tornò a Genova e da Genova i suoi figli vennero in seguito a stabilirsi definitivamente a Santo Domingo. Cambiaso, una volta terminata la guerra contro Haiti, rimase a Santo Domingo, senza partecipare al successivo conflitto contro la Spagna, e giunse ad essere più tardi console dominicano a Genova nel 1886.

Di questa infornata di italiani è piena la storia repubblicana. Bisogna segnalare ad esempio le famiglie Ravelo e Pellerano, anch' esse d' origine ligure. Documenti che mi sono stati forniti da amici italiani attestano il rapporto tra queste famiglie fin dalla terra d' origine. Pellerano e Maggiolo erano stati soci d' affari nel campo della navigazione. Nel 1889, i Pellerano fondano, con Arturo Pellerano Alfau, il giornale "Listín Diario", chiuso durante la dittatura di Trujillo nel XX secolo, e che è oggi probabilmente il più importante quotidiano del Paese. Dei Ravelo, Juan Nepomuceno, discendente di genovesi, fu membro nel 1838 della società segreta La Trinitaria, guidata dal patrizio Juan Pablo Duarte, e partecipò alle nostre guerre di liberazione.
I Billini, anch' essi discendenti di italiani, furono personalità di spicco del XIX secolo. Tra di loro ricordiamo Francisco Gregorio Billini, scrittore, politico e più volte ministro, che scrisse uno dei romanzi ottocenteschi classici, intitolato Engracia y Antoñita, considerato un' opera verista di profonde radici dominicane. Francisco Xavier Billini, che abbracciò invece la carriera ecclesiastica e fu un severo oppositore della dittatura di Ulises Heureaux, si considera il fondatore dei centri di beneficenza e fu lui a scoprire nella cattedrale di Santo Domingo la cripta in cui riposavano dal 1540 i resti di Cristoforo Colombo. Francisco Gregorio Billini fu eletto Presidente provvisorio della Repubblica nel 1884 e un altro discendente di italiani, Juan Bautista Vicini Burgos, ricoprì la stessa carica nel 1922. La famiglia Vicini ha mantenuto i suoi rapporti con l' Italia, concretamente con la regione dell' Umbria, dove possiede ancora vigneti e tenute. Sono importanti produttori di zucchero e industriali attivi in vari settori.

Marcio Veloz Maggiolo

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Marcio Veloz Maggiolo
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